CONVEGNO EDITORIA/ MEDIACOOP: PRIMA GARANTIRE FONDI E POI RIFORMA ORGANICA DEL SETTORE

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Lelio Grassucci, Presidente Mediacoop, intervenendo al convegno organizzato oggi a Roma, ha esordito facendo una panoramica sulla situazione economica internazionale e sulla crisi che sta investendo tutti i settori, specificando, poi, che il comparto dell’editoria sta soffrire maggiormente e necessita di una riforma strutturale. Per Grassucci a rischio c’è non solo la sopravvivenza di moltissime aziende ma anche della stessa libertà di informazione.
La presenza degli aiuti di stato al Comparto dell’editoria – che non è un fenomeno solamente italiano – risulta fondamentale anche a causa della mal distribuzione delle entrate da pubblicità, l’informazione non può e non deve essere garantita solo a chi ha i capitali. «Ciò nonostante» afferma Grassucci «i contributi all’editoria sono sempre stati erosi. I 194 milioni stabiliti per il fondo dell’editoria per il 2012 per i finanziamento del 2011 si sono ridotti a poche decine. Voci di spese come i 50 milioni per vecchi debiti con Poste Italiane o i 40 milioni alla Rai per la convenzione stipulata e altre voci di spese varie portano il fondo intorno agli 80 milioni a fronte di un fabbisogno necessario di non meno di 150». Soldi, spiega Grassucci che potrebbero essere ulteriormente decimati «visto che l’ultima manovra stabilisce che entro fine ottobre su base volontaria si possa indicare nuovi settori dove poter operare tagli». «Questo significa che ciascun ministero, compresa la presidenza del Consiglio, può stabilire i comportati da sottoporre ad ulteriore tagli, con il risultato che il fondo per l’editoria potrebbe essere ulteriormente decimato».
Il presidente di Mediacoop ritorna più volte sulla necessità di una riforma che però – sebbene necessaria – dovrà coinvolgere la prossima legislatura. Nel frattempo alcuni interventi potrebbero garantire la non erosione del fondo per l’editoria e permettere al comparto di sopravvivere in attesa della riforma. Tali interventi necessari sono lo spostamento dei fondi per la Rai in un’altra voce di spesa scorporata dal fondo per l’editoria e soprattutto l’equiparazione dell’iva per i gadget venduti nelle edicole a quella dei locali commerciali e cioè al 21%. Questi piccoli aggiustamenti permetterebbero «di affrontare con maggiore tranquillità il prossimo biennio e pensare con calma alla bozza di una riforma radicale». E’ necessario anche «che i contributi erogati dallo Stato vengano commisurati al numero di dipendenti che operano nelle testate, fatto salvo quanto stabilito dall’art.3 comma 3. In questo modo verranno colpite quelle testate fittizie, in modo che i finanziamenti arrivino direttamente ai giornali veri e non agli approfittatori di circostanza».

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