CONTRIBUTI ALLE TESTATE ONLINE: CERTIFICARE LA DIFFUSIONE DI UN SITO WEB, SI PUÒ

0
726

“Chi fa informazione sul web lavora come e più di chi usa la carta. Perchè quindi non sostenere anche le testate on line? Lo Stato ha bisogno di dati certi? Ci sono imprese che si occupano di certificare la diffusione di siti e portali, e sono anche capaci di scoprire eventuali bluff”. Lo si legge in un articolo comparso sul sito di News Italia Press. Sullo stesso portale, qualche settimana fa, in un articolo (Il futuro della stampa italiana nel mondo? E’ il web – di Ricky Filosa), si spiegava bene che informazione multimediale vuol dire non solo tempo reale, ma anche fotografie senza limiti di spazio, audio e video, interattività con i lettori. “E se per gli italiani d’Italia il web è l’ultima frontiera, lo è ancora di più per gli italiani residenti all’estero”, continua l’articolo. E nonostante l’importanza fondamentale dell’informazione on line, lo Stato italiano non prevede ancora nessun contributo a chi fa informazione sul web.
“A parte qualche comunicato, in parlamento non è ancora arrivata una chiara e univoca proposta di legge che possa porre fine a questa che è una vera e propria mancanza di rispetto, perchè chi lavora on line lo fa come e forse più di chi lavora su carta. Nella scorsa legislatura, l’unico a provarci era stato Massimo Romagnoli: l’ex deputato forzista aveva previsto contributi per le testate online. Non solo: nella proposta di Romagnoli, il compito di assegnare tali contributi veniva tolto alla presidenza del Consiglio, e dato a un comitato trasversale, composto da membri di maggioranza e di opposizione, e alla commissione Cultura di Camera e Senato”.
“Qualcuno sostiene che sia difficile sapere le effettive visite di un sito: per questo, se non si può misurare nulla, con quale criterio assegnare contributi? A pioggia? No, sarebbe – giustamente – sbagliato. E allora niente sostegno alle testate web, che non possono dimostrare la loro diffusione. Ecco, chi pensa così, è un ignorante. Chi crede che non si possa verificare e dimostrare la diffusione di una testata on line, è un ignorante perchè ignora, non conosce la realtà dei fatti”. In realtà “esistono diversi modi per dimostrare quanto un sito web è letto e conosciuto. Altrimenti, su quali criteri si baserebbero le tariffe dei diversi banner commerciali su siti e portali on line? Più il sito è visitato, più costano i banner e gli spazi pubblicitari sulle sue pagine, e quindi gli inserzionisti devono pagare di più. Ma gli inserzionisti vogliono anche sapere l’effettiva diffusione del sito, e vogliono conoscere i dati reali. E allora entrano in gioco gli “analytics” e le certificazioni”.
“Esistono diversi modi per conoscere e dimostrare la diffusione di un sito web. Ci sono i “counters”, i “contatori”, che sono sistemi che forniscono alcune importanti e fondamentali statistiche riguardo il sito. Alcuni contatori sono gratuiti, altri costano. Ma non tutti i contatori sono ritenuti validi dagli inserzionisti che vogliono sapere dove stanno investendo i loro soldi. Fra quelli gratuiti, consigliamo “Google Analytics”, conosciuto sistema di statistiche, ritenuto molto valido e spesso accettato dalle imprese come “certificazione”. Se però volete avere il massimo, e se volete agire con totale trasparenza, allora dovete chiedere a una terza parte di certificare la diffusione del vostro sito. Esistono, infatti, società che si occupano di certificare le visite, le pagine lette e tanti altri dati riguardanti il portale che volete fare analizzare. Queste imprese, utilizzano criteri molto precisi, tecnologie avanzate, anche in grado di scoprire se il proprietario del sito sta “bluffando”, facendo in modo di aumentare le proprie visite in maniera non corretta, usando pagine “splash”, link o tag nascosti, o altro tipo di sistemi. Le certificazioni di queste società sono riconosciute da tutti gli inserzionisti, da tutte le entità che decidono in qualche modo di rivolgersi alla pubblicità sul web”.
“Lo stato italiano, perciò, potrebbe chiedere agli eventuali editori che lavorano con la rete, di fornire questi tipi di certificazioni per dimostrare che”, ad esempio, “i lettori sul proprio sito non sono 4 gatti, e che quindi vale la pena ed è giusto supportarlo ed aiutarlo, così come si aiuta chi fa informazione su carta”. “L’augurio è sempre lo stesso: speriamo che vengano valorizzate le testate on line, insieme a coloro che ci lavorano, e che il governo capisca fino in fondo che senza internet l’informazione sarebbe molto più lenta, e probabilmente anche più noiosa e fredda”. (www.newsitaliapress.it)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome