Dominio estetico della pagina, invece di notizie. Confusione dei mestieri e perdita dei valori. I precari come ultima ruota del carro. Questi sono i problemi che affliggono la categoria, secondo il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Lorenzo Del Boca. Ed è da qui che bisogna iniziare per risollevare la categoria da una “crisi sostanziale, profonda e chissà ancora quanto lunga”. Una crisi che viene da lontano, dalla modernizzazione, e sulla scia della rivoluzione tecnologica, ha mutato il modo di raccontare i fatti, snaturando un mestiere, quello del giornalista, un tempo affascinante e fondamentale allo svolgimento della vita democratica. Ora il modello è Vanity Fair: di tutto un po’. “Dateci un euro e, in un quarto d’ora, avrete modo di conoscere le informazioni che contano”, è lo slogan che accompagna le pagine patinate. E i lettori sono sempre meno. I pacchi dei resi, nelle edicole, crescono. E i regali che vengono avvolti nei quotidiani non bastano. Questa è la triste realtà, denunciata dal presidente. Eppure la realtà, per Del Boca, “il più delle volte è assai più tragica della spettacolarizzazione che subisce da parte nostra. Più imprevedibile, più scioccante, più capricciosa e, persino, più bizzarra di qualunque fantasia. Ma anche terribilmente più vera”. Ma la tendenza all’aggettivazione è più forte. “Il sapere giornalistico si basa sui sostantivi”, ribadisce Del Boca. Gli aggettivi possono usarli tutti. La tipicità del mestiere del giornalista sta perdendo colpi, a discapito della qualità e della professionalità. Bisogna fare qualcosa. “Che cosa si poteva fare di diverso”, si chiede il presidente. “Intanto mettersi in discussione, seriamente, tutti quanti insieme, nella convinzione che le idee di uno non necessariamente sono sbagliate”. L’invito è ad ascoltare anche le migliaia di precari, che sono parte integrante della categoria, e anche anello forte, proprio perché sono tanti
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