COME SI FALSA IL MERCATO DEI DATI DI ASCOLTO: AUDITEL COME AUDIPRESS

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L’Antitrust ufficializzerà la condanna a Auditel – la maggiore società di statistica televisiva – per abuso di posizione dominante nel mercato di rilevazione degli ascolti televisivi, avendo favorito Rai e Mediaset a danno dei nuovi entranti come Sky. La vicenda mette bene in evidenza come l’Auditel, che dovrebbe essere un organo super partes, sia in realtà collegato agli interessi di Rai e Mediaset, che hanno rispettivamente 6 e 4 rappresentanti nel consiglio di amministrazione.
La vicenda parte nel 2009 da un esposto dell’emittente di Murdoch che lamentava l’atteggiamento ostruzionistico del Comitato Tecnico, organo consultivo dell’Auditel. Nello specifico, la società avrebbe ignorato la proposta di Sky di introdurre una nuova modalità di diffusione dei dati di ascolto: giornalmente, per ciascun canale e distinguendo ogni piattaforma. A pronunciarsi negativamente è stata la Rai, basando le sue argomentazioni sulle difficoltà tecniche che il nuovo metodo avrebbe potuto generare, anche in vista delle continue innovazioni tecnologiche.
Sky aveva anche proposto di introdurre una nuova voce – “Altre Digitali Terrestri” – allo scopo di proporre un quadro corretto della competitività nel settore dando un’idea della vastità del mercato digitale, formato da tante piccole emittenti. Questa volta il no è arrivato da Mediaset, la quale ha evidenziato che la pubblicazione giornaliera dei dati avrebbe coinvolto anche canali che non avevano autorizzato la diffusione degli stessi.
Un caso analogo si è verificato nella disputa tra Audipress – corrispondente di Auditel nel settore della carta stampata – e la casa editrice free pay Epolis. In quel caso Epolis aveva denunciato la mancata pubblicazione dei dati relativi alle indagini 2008/II, 2009/I e 2009/II. L’assenza di informazioni per tale periodo ha provocato un blocco nel mercato pubblicitario, danneggiando i nuovi editori che, pur realizzando una crescita nel business, non hanno avuto i mezzi per sfruttare i risultati ottenuti. Al contrario, molti quotidiani a pagamento hanno tratto benefici dal mancato aggiornamento dei dati, che ha limitato gli effetti negativi che sarebbero scaturiti dalla diminuzione degli spazi pubblicitari. Anche Audipress risulta, perciò, colpevole di abuso di posizione dominante, avendo ostacolato la diffusione di informazioni necessarie per l’evoluzione del settore.
L’indagine, durata due anni, dell’Antitrust inchioda l’Auditel, rea di non aver pubblicato i dati per «ciascun canale e qualsiasi piattaforma televisiva» tralasciando quindi gli ascolti della tv satellitare e delle altre piattaforme non permettendo di «cogliere l’impatto sulle performance delle diverse piattaforme trasmissive delle profonde trasformazioni che stanno interessando il settore tv». Per l’Antitrust ci sarebbe anche un difetto nella valutazione dell’insieme-base di riferimento. Mentre nel bacino satellitare vengono conteggiate solo le persone in possesso di tv e satellite nel bacino della “tv normale” è presente tutta la popolazione italiana, anche chi non ha il televisore. Tale condotta, ritenuta senza mezze misure abusiva, ha “gonfiato” gli spettatori di Rai e Mediaset e ha influenzato notevolmente i ricavi pubblicitari.
Non è la prima volta che l’Auditel genera polemiche. Uno su tutti, l’episodio del 15 luglio del 2000 raccontato su Repubblica e su La Stampa, quando i dati confermavano più di tre milioni di persone su Rai1, ma, ironia della sorte, era in onda il segnale orario a causa di un’interruzione per pioggia.

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