Radio/TV

Comcast sfida Murdoch e lancia la sua offerta per Sky

Comcast è uscito allo scoperto. L’operatore multimediale ha ufficialmente reso noto il suo interesse per l’acquisizione di Sky, che già era stato manifestato dagli azionisti a febbraio. L’offerta è pari a 22,5 miliardi di sterline. Con la pay tv europea il grande gruppo americano potrebbe aumentare i ricavi internazionali dal 9 al 25%. Parola del Ceo Brian Roberts, che si auspica anche rilevanti sinergie su distribuzione di film e tecnologia. Sky è quel che serve, in base ai piani della dirigenza di Comcast, per crescere nel mercato europeo. Le attività del gruppo Comcast si sostanziano nella fornitura di servizi televisivi via cavo, internet e di telefonia digitale. L’acquisizione del gruppo NBC nel 2011 ha permesso alla società di diventare un produttore di contenuti televisivi e cinematografici. L’interesse per Sky è la logica evoluzione di questa continua espansione.
La mossa di Comcast si intreccia con quella di Rupert Murdoch. La 21st Century Fox, che già possiede il 39% delle azioni di Sky, aveva presentato un’offerta per acquisire il restante 61% del capitale. A seguito della discesa in campo di Comcast il comitato indipendente della pay tv ha deciso di fare un passo indietro. Problemi sull’operazione voluta dal colosso americano potrebbero sorgere in relazione a profili concorrenziali, legati al conflitto di interesse tra più testate editoriali. A riguardo Comcast ha già rassicurato l’Antitrust inglese, chiarendo che Sky News manterrebbe la sua indipendenza editoriale e resterebbe operativo per almeno un decennio. Anche Rupert Murdoch ha dei problemi con l’Antitrust: con il controllo pieno di Sky il suo impero comprenderebbe una quantità di media potenzialmente lesiva del pluralismo informativo. In ogni caso Murdoch ha già annunciato un possibile rialzo dell’offerta. Deve però fare i conti anche con la volontà di Disney, a cui lo scorso dicembre ha venduto una cospicua parte del capitale di 21st Century Fox per 52, 4 miliardi di dollari. Insomma, il risiko dell’industria audiovisiva internazionale è appena iniziato. Resta solo da vedere chi farà la prossima mossa.

Giuseppe Liucci

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