CI RISIAMO: BELPIETRO INDAGATO PER FUGA DI NOTIZIE

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Di questa storia non so nulla. «Ho pubblicato la notizia delle intercettazioni perché mi era arrivata da un collega che me la ha data». Lo dice Maurizio Belpietro, attuale direttore di Libero, parlando della sua iscrizione nel registro degli indagati chiesta dal Gip Stefania Donadeo per fuga di notizie. La vicenda risale al dicembre del 2005 e il giornalista bresciano era direttore de il Giornale. Il quotidiano della famiglia Berlusconi pubblica l’intercettazione della telefonata tra l’allora segretario dei Ds, Piero Fassino e l’ad di Unipol, Givanni Consorte. L’intercettazione che riguarda la presunta ‘scalata’ ad Unipol e Bnl esisteva solo come file audio nei computer dei pm, della Guardia di Finanza e della Research control system. Il file fu sottratto e fatto ascoltare a Berlusconi che ne avrebbe voluto la pubblicazione.
Il giornalista, dunque, ci ricasca. Eh sì, perché non è la prima volta che Belpietro affronta un processo. Nel 2006, fu processato per diffamazione per un articolo riguardante la vicenda di Piergiorgio Welby. Belpietro, in un articolo, criticava il dottor Mario Riccio perché aveva adottato il metodo «dei boia aguzzini che eseguono le sentenze capitali negli USA», non rispettando la volontà di Welby.
Nel 2009 l’accusa per Belpietro è di vilipendio al Capo dello Stato. L’articolo, comparso su Libero, faceva riferimento alla visita di Napolitano a Tokio e sosteneva che fu fatto ritardare il rimpatrio delle salme dei sei parà uccisi a Kabul il 17 settembre scorso per consentire il prosieguo della visita di Napolitano in Giappone. Ci ricasca nel 2011 quando il vilipendio è costituito da una vignetta pubblicata su Libero dal titolo “Assedio ai papponi di stato” in cui Napolitano e altri leader politici si accingono a mangiare una pizza a forma di Italia.
Nel 2010 arriva la condannata, in via definitiva, per aver diffamato i magistrati Giancarlo Caselli e Guido Lo Forte. L’oggetto è un articolo del novembre 2004, firmato da Raffaele Iannuzzi (che fu assolto per immunità parlamentare) dal titolo “Mafia, 13 anni di scontri tra pm e carabinieri”. Belpietro è stato condannato a quattro mesi di reclusione (pena sospesa) e a pagare, a titolo di riparazione, cinquemila euro ai querelanti. Sempre del 2010 è l’inchiesta per una notizia che Belpietro pubblicò senza verificare l’attendibilità della fonte. Si parlava di un progetto per ferire Fini e far ricadere la colpa su Berlusconi. Fu bugia? L’inchiesta è in corso ma i giudici sembrano credere alla buona fede del giornalista. Non ugualmente per il caso dell’attentato che Belpietro affermò di aver subito nel 2010. Lì mancherebbe un movente credibile.
Egidio Negri

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