CHIESTO RINVIO A GIUDIZIO PER MINZOLINI IL DIRETTORE TG1 ACCUSATO DI PECULATO

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Rischia di finire a processo per le spese personali con la carta di credito della Rai, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini: il procuratore aggiunto di Roma, Alberto Caperna, ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di peculato. “Tenendo conto come vanno le cose in questo Paese e che l’esposto da cui nasce la vicenda porta la firma dell’ex pm Antonio Di Pietro, me lo aspettavo”, ha commentato Augusto Minzolini. “Io comunque sono tranquillo e ho la coscienza a posto su una vicenda che ho già chiarito con l’azienda”, ha detto.

La Procura di Roma contesta al direttore del Tg1 di aver speso circa 65 mila euro in 14 mesi con la carta di credito aziendale. L’intera somma è stata comunque restituita. Ma alla procura di Roma, che qualche giorno fa, durante una perquisizione per la vicenda della causa civile con Tiziana Ferrario 2, Minzolini ha accusato di accanimento contro di lui, non interessa che quei soldi siano poi stati restituiti. Quello che conta è che quelle spese di denaro pubblico tra il luglio 2009 e l’ottobre 2010, anche se di rappresentanza, non sono giustificate.

Nel corso dell’interrogatorio che si era svolto nel luglio scorso, Augusto Minzolini si era infatti difeso sostenendo si fosse trattato di pagamenti di rappresentanza e, comunque, senza che i vertici aziendali avessero mai obiettato qualcosa. Per la procura di Roma l’accusa è comunque sufficiente a far sedere il ‘direttorissimo’ sul banco degli imputati. Ora toccherà al gip decidere.

Contro Minzolini il clima è sempre più rovente. Isolato dai vertici dell’azienda, in rotta di collisione con Zavoli, viene dato in uscita dalla tv pubblica. Con una sola controindicazione non da poco: Berlusconi gli ha detto di resistere, così come fa lui a Palazzo Chigi. Ora che la richiesta del pm è stata accolta la Rai dovrebbe costituirsi parte civile e la sospensione del direttore non sarebbe automatica ma naturale.

L’opinione del consigliere Rai, Nino Rizzo Nervo è netta: “Nessuno di noi conosce cosa sia emerso dagli accertamenti. Sicuramente secondo il magistrato i comportamenti del direttore del Tg1 hanno un rilievo penale grave. A questo punto c’è un problema di difesa del decoro e della dignità di un’azienda. Del resto la costituzione di parte civile è per la Rai un atto dovuto in assenza del quale potrebbe intervenire anche la Corte dei Conti per avere omesso di difendere gli interessi aziendali. Mi chiedo come potrebbe restare al suo posto un direttore nei confronti del quale il suo editore si è costituito parte civile”.

Non basta. Incombe anche la Vigilanza Rai che, come ha ribadito il suo presidente Sergio Zavoli, non può essere estranea alla vicenda dopo la richiesta di dimissioni di Minzolini avanzata dal presidente della Camera, Gianfranco Fini. “Interpellerò i capigruppo della Commissione al fine di corrispondere, e con quali modalità, agli interrogativi di carattere istituzionale che si pongono alla Rai”, ha detto Zavoli richiamando l’appello alla responsabilità del presidente Napolitano.

Il presidente della Camera ha chiesto le dimissioni di Minzolini dopo un servizio trasmesso nell’edizione di ieri sera sul suo ruolo istituzionale. “All’auspicio più volte manifestato dal presidente Napolitano perché ci si faccia tutti consapevoli – ciascuno nel proprio ambito – dell’esigenza di affrontare con una speciale responsabilità la difficile congiuntura che attraversa il Paese non può restare estranea la sensibilità di una bicamerale cui spetta, per statuto, di esercitare indirizzo e vigilanza sull’agire del servizio pubblico radiotelevisivo”.

A febbraio scorso la Corte dei Conti aveva aperto un’istruttoria sui rimborsi spese del direttore del Tg1. Minzolini aveva sottolineato come si trattasse, anche in quell’occasione, di un “atto dovuto” della Corte, “probabilmente sollecitata” da un esposto del consigliere Rizzo Nervo su “fatti inconsistenti”. Rizzo Nervo aveva smentito l’esposto, ma da lui era partita, lo scorso 7 dicembre, una lettera indirizzata al direttore generale Mauro Masi in cui si chiedevano chiarimenti sulle spese rimborsate a Minzolini, mentre l’Usigrai chiedeva l’intervento della magistratura.

Il direttore generale aveva “assolto” Minzolini in una lettera di risposta a Rizzo Nervo, in cui giudicava le spese addebitate nel periodo agosto 2009-settembre 2010 sulla carta di credito della Rai in uso al direttore del Tg1, “una sorta di benefit compensativo” e affermando di ritenere chiuso il caso. La compensazione, aveva spiegato Minzolini, per concedere l’esclusiva della sua firma al Tg1 interrompendo la collaborazione con Panorama. Ma proprio la lettera di Masi aveva aperto nuovi interrogativi. Il dg, infatti, era sceso in dettagli svelando particolari del contratto di Minzolini e delle sue trasferte. Dettagli che, secondo Rizzo Nervo, configurerebbero l’ipotesi di reati fiscali, come aveva scritto nella lettera spedita a inizio febbraio al presidente Paolo Garimberti per discutere il caso in Cda.

La Direzione generale aveva avviato approfondimenti e in Cda aveva indicato che tutto quanto si doveva fare era stato fatto. In Cda Rai, la vicenda era stata seguita anche da Luciano Calamaro, delegato della Corte dei conti incaricato di controllare la gestione finanziaria dell’azienda. Allora la reazione del direttore del Tg1 alla notizia del suo nome nel registro degli indagati era stata dura. “E’ l’ennesimo attacco in quel delta del Mekong che è la Rai – aveva detto il direttore del Tg1 -. Dopo l’inchiesta della procura di Trani, le polemiche dell’Usigrai, le iniziative dell’Agcom è arrivato il turno della procura di Roma”.

Dello stesso parere anche Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera. “Oramai è evidente che Minzolini è stato messo nel mirino per le sue idee politiche e che contro di lui è in atto un’offensiva che va da qualche pm, ad alcuni uomini politici, a chi vuole omologare totalmente la Rai tv alla sinistra. Per questo gli esprimiamo la nostra solidarietà e riteniamo che gli attacchi contro di lui vadano respinti”, ha detto. (Repubblica.it)

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