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C’era una volta l’edicolante puro…

La crisi dell’editoria strozza e gli edicolanti, a cui spesso si dà poca voce, sono sempre più sul lastrico. Non parliamo solo di emorragia di copie vendute ma la crescente difficoltà a far fronte ai bisogni quotidiani. Ormai il filo sottile (contratto nazionale scaduto) fra gli editori e le edicole sembra sia essersi spezzato. Problemi con i distributori, le difficoltà nelle rese, il calo di vendite e soprattutto la liberalizzazione hanno messo in ginocchio la categoria. E mentre si assiste a un rapido declino delle edicole (licenze deprezzate e chiusura di molti punti vendita), gli editori si danno all’online.

Insomma ognuno sembra navigare per conto proprio. Anche per quanto concerne il Governo. Eppure prima con Peluffo e poi con Legnini, i sindacati avevano provato a dialogare. Si parlava dell’iscrizione al Roc, di fondi di investimento per la digitalizzazione della filiera, addirittura c’era un timido tentativo di creare un piccolo fondo per le edicole in difficoltà (tipo sconti sulle tasse comunali). Tutto si è arenato. I giorni passano e fieg e edicole sembrano essere sempre più lontane. Ma questa volta non c’entra solo il “misero” aggio. La situazione rischia di crollare da un momento all’altro. Sempre più spesso i quotidiani e le riviste stanno diventando dei “collaterali” di altri prodotti come caffè, acqua, sigarette e servizi di pagamento online. Il motivo è semplice. Non solo c’è maggiore richiesta ma si guadagna subito e di più. Ma la situazione non è così lineare, e sempre più spesso accade che tutti possono vendere i giornali ma nessun edicolante (o quasi) può avere accesso alla vendita di questi prodotti. C’è il monopolio, c’è la Sisal, ci sono servizi interbancari. Ma ci sono anche problemi amministrativi legati alle licenze, alla distanza tra punti vendita. Tra fatturati. Insomma una giungla che sfiancherebbe un bisonte..

E così molte edicole “pure” scompaiono. Alcune di esse, per tirare la carretta fino a fine mese, si trasformano in bazar. Dove anche qui il giornale sembra un “collaterale” di altri prodotti..

Questa estate sono stato in vacanza nel centro Italia. L’edicola, molto bella ed ampia, era piena di ogni ben di Dio. Da articoli di souvenir a quelli di tipo gastronomico. A gestirla era una giovane coppia, la quale a domanda di come mai vendessero quelle cose mi risposero:” Ai tempi di mio padre in quell’angolo vi erano pile di giornali pronte ad essere vendute. Oggi vi sono salumi e prosciutti. In un modo o nell’altro bisogna tirare avanti con la crisi che c’è..”

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