CALABRO’ (AGCOM): INFRASTRUTTURE COMUNICAZIONI VOLANO PER LO SVILUPPO

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“Ci aspettano anni a venire molto difficili. Il prossimo anno andrà peggio con Usa e Europa legate al palo. Le bolle speculative scoppiano, ma lo sviluppo di un paese arriva al capolinea senza infrastrutture”. Lo ha sottolineato il presidente di Agcom, Corrado Calabrò, intervenendo all’assemblea generale di ETNO a Venezia.
Secondo il presidente di Agcom “Fino ad ora la mancanza di infrastrutture non era avvertita nel settore delle comunicazioni. Ma, secondo tutte le stime, le comunicazioni rappresentano la maggior fonte di crescita dei paesi avanzati. Le prospettive di crescita sono così legate agli investimenti in Ict e banda larga. Ma quanto larga?
Serve la fibra ottica? Qui le opinioni sono diverse – ha spiegato Calabrò – Non c’è dubbio che al momento la domanda di larga banda sia importante. Si dice che l’adsl a 7 megabit sia più che sufficiente per i prossimi anni, ma dalle lamentele che ci arrivano non sembra sufficiente nemmeno adesso. L’attuale momento dell’economia dimostra che servono regole certe ed efficienti- ha ammonito Calabrò – Per esserlo devono essere il più possibile transnazionali, comuni. Situazioni uguali devono essere trattate in modo omogeneo per le parti comuni: se c’è un via europea per la fibra ottica, perché no? Le regole devono essere dinamiche, ma devono cambiare nel tempo a seconda dell’evoluzione del mercato e delle tecnologie”.
Quindi, Calabrò ha sottolineato “Adesso siamo cercando di regolare al meglio ‘open access’ in maniera compiuta e soddisfacente per tutti. Ma non si può promuovere l’inesistente conm le stesse regole con cui si regola l’esistente. Sono sufficienti gli strumenti che oggi sono in capo ai regolatori? Credo di no. Non basta nemmeno la bozza di raccomandazione sulla ‘next generation network’. La raccomandazione è buona ma bisogna spingersi oltre nel capitolo dei nuovi strumenti”.
Così, non c’è dubbio, secondo il presidente dell’Autorità per le comunicazioni, “Dobbiamo ripensare il modello di azione delle autorità, prevedendo poteri nuovi. In Italia l’Autorità ha segnalato la necessità di una serie di interventi che sono stati recepiti dal governo. Ma rischia di non bastare se non esiste un organismo che vigili sul processo. Serve che le varie reti locali siano aperte e interconnesse. Ma anche la politica industriale dei governi ha un ruolo essenziale nel funzionamento del mercato. Il momento che attraversiamo apre nuovi scenari per l’Ict. C’è domanda di nuove tecnologie per contenere i costi: si aprono prospettive di intervento nelle reti di nuova generazione impensabili prima”.
“Non vogliamo la proprietà monopolistica pubblica: il monopolio aveva i suoi difetti, ma dire no a questo ruolo dello stato non significa dire no all’intervento pubblico, ad esempio una struttura imprenditoriale di tipo privato, condotta da imprenditori con spirito privato – ha spiegato Calabrò – Ci sono soggetti non pubblici che potrebbero investire nelle reti di nuova generazione. Ma il mercato non deve perdere i contatti con i fondamentali dell’economia: è in linea con il mercato uno stanziamento sostanzioso di interventi pubblici per le reti di nuove generazioni”.

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