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Cairo: “Ho rinnovato La7 grazie a un forte taglio dei costi”

Urbano Cairo

“Nei primi otto mesi della nostra gestione abbiamo realizzato un Mol di 3,6 milioni che si confronta con il meno 45 milioni degli stessi mesi del 2012. Il risultato è stato ottenuto grazie a un forte taglio dei costi e degli sprechi a cui si sono aggiunti 3 milioni di ricavi da pubblicità in più rispetto all’anno precedente. Il tutto senza toccare i dipendenti, come avevo promesso, che erano e sono rimasti 415”. Lo dice Urbano Cairo, alla guida de La7 da quasi un anno, in un’intervista al quotidiano “la Repubblica”.
“Sui costi generali – prosegue  – la riduzione arriverà a circa 12 milioni su un totale di 25. Il costo di acquisto di diritti tv, film e telefilm era troppo alto, li abbiamo ridotti del 60% e ci siamo orientati a fare di più in casa. E poi abbiamo sospeso alcuni programmi perché costavano e non rendevano, mentre abbiamo confermato Santoro, Crozza, Gruber, Formigli, Mentana, Bignardi, aggiungendone di nuovi per cercare di allargare il target. Così facendo nel 2013 abbiamo ottenuto un incremento degli ascolti dell’11% nell’intera giornata e del 22% nella fascia 20,30-23,30. Nel 2013 non abbiamo bruciato cassa, la dote di Telecom è intatta, il contratto prevede che per due anni non può essere utilizzata al di fuori de La7, neppure per acquisizioni. Quindi sta lì, di riserva, per ogni evenienza”.
Cairo, che ha acquistato a titolo personale una partecipazione del 2,8% nella Rcs, ritiene che anche lì si potrebbero ridurre drasticamente i costi. “Prima di toccare i dipendenti – aggiunge – si dovrebbe provare a ridurre i costi di almeno un 20%”.
Sulla promessa dell’ad di Rcs di far salire i ricavi dall`editoria digitale oltre il 20% del totale, Cairo conclude: “Condivido la direzione di marcia, ma allo stesso tempo si dovrebbe dire quale margine di guadagno si pensa di ottenere da quei ricavi e qual è il costo opportunità. Se gli utenti unici non vengono valorizzati dalla pubblicità e si cannibalizzano le copie sulla carta dove si perdono ampi margini e ricavi pubblicitari, allora ho delle perplessità. Il dibattito comunque è aperto, molti editori in Europa e Stati Uniti hanno iniziato a far pagare l`accesso ai loro siti con ottimi risultati”.

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