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Butti e i nodi dell’Ai: dal copyright alla gestione dei dati

Il nocciolo della questione o, almeno, uno dei temi più scottanti del rapporto tra Ai ed editoria sta nella difesa del diritto d’autore. Il caso francese, con autori ed editori in rivolta per il presunto sfruttamento, senza alcuna autorizzazione, di opere per l’addestramento del modello dell’Ai di Meta, Llama, ha riportato d’attualità una questione che, in fondo, si trascina sempre centrale, nonostante i tentativi delle major digitali di appannarla (per ovvie ragioni). Il diritto d’autore va rispettato e non è per niente giusto che, sulla base della retorica del sapere accessibile a tutti ci sia chi fatturi miliardi su miliardi drenando risorse e decidendo della vita o della morte di giornali, riviste e case editrice con un semplice switch all’algoritmo.

A ricordarlo, il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con delega all’Innovazione Alessio Butti. Che ha ribadito, al convegno Agcom sull’Ai, i rischi e i pericoli delle nuove tecnologie: “Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale pone un problema di tutela della proprietà intellettuale e dei lavoratori e delle loro competenze”. Ma non è tutto, perché c’è il tema della privacy, della gestione dei dati che rappresenta un’altra pietra miliare nel dibattito sul digitale: “C’è un’abbondanza di piattaforme digitali e la maggior parte di queste è impostata per profilare e personalizzare i contenuti, con algoritmi sempre più sofisticati e opachi. Nessuna di queste innovazioni sono pericolosa di per sè, sono pericolosi gli usi che se ne fanno, perché avvengono in contesti non ancora pienamente regolamentati, segnati da squilibri clamorosi tra utenti e aziende”. La conclusione di Butti è ovvia: “Serve quindi un perimetro di regole, un sforzo importante sullo sviluppo delle competenze digitali, un confronto serrato tra i governi e grandi aziende tecnologiche e occasioni di confronto e riflessione come questa”.

Luca Esposito

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