BRASILE, I PRINCIPALI QUOTIDIANI SONO FUORI DA GOOGLE

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I principali quotidiani brasiliani, dopo gli ultimi (infruttuosi) incontri tra Google Brasile e l’associazione nazionale dei giornali brasiliani (ANJ), hanno completato la loro “estrazione” dagli indici: ora non sono più indicizzati dal gigante del Web siti come O Globo, O Estado de São Paulo e Folha de São Paulo, così come tutti i più importanti quotidiani del paese.

Secondo l’associazione, non è un gran male: sottrarsi dalla presenza su Google e Google News sarebbe costato loro “solo” il 5 per cento di visite in meno. ”È trascorso un anno da quando abbiamo preso questa iniziativa, crediamo sia stata la decisione giusta”, ha detto all’Agenzia AFP Ricardo Pedreira, direttore esecutivo dell’associazione, che nel 2011 ha iniziato a raccomandare ai suoi 154 giornali associati (ossia il 90 per cento dei giornali dell’intera nazione) di uscire dal “circuito” di Google.

La questione – si augura la ANJ – segue un primo piccolo cedimento di Google, che aveva acconsentito a ridurre la riproduzione del catenaccio da tre righe a una riga. Il provvedimento è stato ritenuto insufficiente e l’associazione ha quindi promosso la definitiva rimozione, la quale è anche destinata a creare un precedente, con evidente riferimento alla recente, analoga diatriba tra Google e la Francia, che segue quella pure analoga avvenuta in Italia. L’associazione, in breve, si augura che tutti i quotidiani del mondo, in una maniera o nell’altra, imbocchino la stessa strada.

La ANJ ha riconosciuto che Google porta traffico, ma il tipo di lettore che i giornali cercano sarebbe diverso: secondo l’associazione gli aggregatori come Google News e le ricerche su Google portano molti lettori occasionali, mentre i giornali vorrebbero circondarsi di lettori fedeli, che ritornino periodicamente sui loro siti e consumino notizie esclusivamente sui siti stessi dei giornali. Di qui lo scarso rincrescimento per la perdita di visite comportata dalla “sottrazione”.

Google Brasile, a seguito di questo annuncio, non sembra aver rilasciato alcuna dichiarazione. L’associazione, dal canto suo, fa sapere di essere comunque disposta alla trattativa, sempre però nell’ottica del riconoscimento ai giornali di un quid in cambio della loro presenza negli indici del gigante del Web.

Certamente riesce difficile, alla luce delle oggettive tendenze sociali ormai vicine al poterle considerare consolidate, immaginare la “rinascita” di lettori fedeli che si abbonino ai propri quotidiani preferiti: significherebbe che autorevoli studiosi di marketing avrebbero sbagliato completamente le loro analisi. Tra questi, per esempio, il sociologo Gianpaolo Fabris, che nel suo libro “Societing – Il marketing nella società postmoderna” spiega le ragioni per le quali, ormai, è impensabile ritenere di ricostruire un modello di fruizione risalente a quando i paradigmi del consumo erano poggiati su presupposti del tutto diversi.

L’ottava tesi che Fabris propone sulla scorta dei suoi studi è “il tramonto del marketing di massa”, ossia la fine dell’impostazione taylorista/fordista dei mercati di massa. Si passa al marketing dell’ascolto, di relazione. E le aziende che hanno saputo dare credito a tali nuovi paradigmi stanno osservando già da tempo i relativi risultati. Mentre c’è chi, tra le righe, evidenzia l’improbabile successo di una simile direzione, pur sottolineando l’intensità e la “viralità”, in certo qual modo, della circostanza, evidentemente l’ANJ non ritiene criteri come quelli di Fabris così illuminanti e pensa di potervi porre rimedio scomparendo da Google.

Google News Brasile, parte della Home Page (click per ingrandire)
Il gigante del Web, almeno al momento, non sembra così scosso della decisione: il suo portale Google News Brasile è tranquillamente popolato di notizie, come si può osservare anche dall’immagine sulla destra; vi compaiono ancora alcuni articoli del Globo, altri dell’Agenzia Reuters, di AFP, MSN e diversi altri; nelle sezioni specifiche come quelle della tecnologia, non mancano siti specializzati e blog d’informazione che non solo non si pongono il problema ma, anzi, approfittano di un minor “strapotere” e cercano di guadagnare “vantaggio competitivo”.

Non resta che attendere ma, alla oggettiva luce dei fatti e avuto rispetto per chi ha studiato i fenomeni dei mercati di massa con ben altri mezzi e ben altro background culturale, è assai improbabile che i giornali brasiliani – ma anche quelli francesi e italiani, qualora dovessero abbracciare l’ipotesi – possano ricavare concretamente del valore da una simile iniziativa.

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