BERNABÈ: SU BANDA LARGA PROBLEMA DOMANDA, NON MERCATO. SECONDO ADUC SONO BUGIE

0
701

Il problema della banda larga non è né nelle infrastrutture né nell’apertura del mercato. Lo ha detto l’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabé sottolineando invece che il problema è la domanda. “La priorità non è l’apertura del mercato che è già aperto – ha detto Bernabé nel corso di un convegno all’istituto Bruno Leoni – ma è una più forte spinta per la crescita del mercato. Il problema dell’Italia dunque, non è quello di spingere su una nuova infrastruttura per banda larga, anche se gli operatori come Telecom Italia ci stanno pensando. Il problema dell’Italia è che non c’é domanda per la banda larga che già esiste”.
Bernabé insiste che nel settore anche “il grado di concorrenza è adeguato”. Quello che serve è “un’attivazione di domanda pubblica non in termini di spesa ma in processi”. Quanto alla questione della concorrenza Bernabé sottolinea che la società “ha preso volontariamente degli impegni invece di pagare una sanzione per contestazioni che ci sono state fatte. Se avessimo voluto chiudere il mercato sarebbe stato forse più semplice pagare la sanzione, con pochi milioni ce la cavavamo. E invece abbiamo voluto fare una scelta di trasparenza e di collaborazione con gli operatori alternativi che consideriamo i nostri primi clienti”.
Le parole dell’ad di Telecom sembrano però non tenere conto delle segnalazioni che a migliaia ingrossano la corrispondenza delle associazioni a difesa consumatori: utenti che si lamentano perché le connessioni Adsl fornite attualmente dai gestori non funzionano oppure semplicemente sono impossibili da attivare. In particolare, l’Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori (Aduc) ribatte alle parole di Bernabè affermando, in una nota, che in Italia la banda larga è meno diffusa rispetto ad altri Paesi, per il semplice motivo che in molte parti d’Italia le centraline Telecom non sono adattate per fornire connessioni a Internet veloci. Intere zone industriali ne sono sprovviste, in interi paesi i medici di famiglia sono impossibilitati ad informatizzare la propria attività. Ma anche in molte zone iper urbanizzate, come Firenze, avere una connessione a banda larga diventa un calvario.
“In realtà, la mossa di Bernabè – continua la nota – è molto furba e va inquadrata nella complessiva strategia di Telecom Italia, che punta a mantenere centralità nel nostro sistema delle telecomunicazioni, con una tattica conservatrice. Siccome ha debiti per 37 miliardi di euro e non ha i soldi per finanziare le indispensabili infrastrutture in fibra ottica, dice che non c’è domanda. In questo modo punta a far cadere i propositi del Governo e dell’Agcom, che a parole hanno annunciato di voler favorire la cosiddetta Rete di nuova generazione”.
“Il manager – conclude la nota – ha un compito difficile, ce ne rendiamo conto, deve risollevare da un torpore tecnologico e finanziario una società che le vecchie gestioni (Colaninno e Tronchetti Provera) hanno interpretato solo come vacca da mungere. Ma, non è per facilitare Bernabè, i suoi attuali soci e la generica italianità, che Governo e Agcom devono rallentare l’intero Paese. Sempre più è indispensabile che l’Italia separi il proprio destino da quello di Telecom”. L’Aduc spera che Agcom e Governo procedano con la netta separazione societaria della Rete dell’ultimo miglio dalla pancia dell’ex monopolista.
Fabiana Cammarano

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome