Dopo la fanfara, arriva la polemica in casa Sae: c’è maretta a Il Tirreno e l’Assostampa Toscana scende in campo offrendo tutela legale ai giornalisti della testata che “reclamano dall’azienda il rispetto degli accordi di secondo livello (compreso l’aggiornamento professionale) le mancate sostituzioni per maternità, i carichi di lavoro insopportabili, ben oltre i limiti imposti dal contratto, in presenza di una pesante cassa integrazione”. La vicenda è nata in seguito a una nota approvata, all’unanimità, dall’assemblea dei giornalisti de Il Tirreno. Da questo caso è sorto l’interessamento del sindacato toscano che ha chiesto un incontro immediato all’editore per “cercare di trovare soluzioni ai problemi sollevati dal corpo redazionale, o almeno d’intavolare una trattativa per aprire uno spiraglio sindacale, magari attraverso un abbassamento della percentuale di cassa integrazione, per rendere meno pesanti i carichi di lavoro”. Un incontro che, stando a quanto raccontano da Ast, “ha dovuto registrare l’atteggiamento di un’azienda capace addirittura di voler imporre l’innalzamento del livello di cassa integrazione e di negare il rispetto degli accordi firmati”. Perché, dicono dall’Assostampa Stampa di essersi sentiti dire che “Non ci sono soldi”.
Ma le ultime notizie inducono i sindacalisti toscani a diffidare delle spiegazioni ottenute: “A parte il fatto che da quando il gruppo Sae ha preso la guida de Il Tirreno e degli altri giornali, casse integrazioni e prepensionamenti si sono susseguiti senza soluzione di continuità garantendo alla proprietà una quantità enorme di risparmio sui costi di gestione, una compagine societaria ha il dovere, giuridico oltre che morale e soprattutto materiale, di rispettare gli accordi stipulati con i lavoratori”. Detto ciò, l’attacco frontale: “Stridono, le dichiarazioni dei manager, anche alla luce delle ultime acquisizioni di Sae, ossia i giornali Paese Sera e la Provincia Pavese. La dimostrazione plastica che la mancanza di risorse sembra proprio la scusa banale per non rispettare gli impegni”.
Ma non basta. Perché “durante l’incontro, nel tentativo di giustificare un comportamento sindacalmente da rifiutare, i manager si sono espressi in considerazioni inaccettabili sui giornalisti, come paragonare la maternità di una collega alla gestazione di un elefante e far sapere che sono informati in ogni momento di ciò che accade e viene detto in redazione (telecamere, microspie, qualcuno che riferisce?), tanto che Ast e il Cdr hanno intimato di cambiare toni altrimenti avrebbero immediatamente abbandonato il tavolo”. Insomma, un vero e proprio caso. “Ciò premesso, l’affidamento della tutela legale dei colleghi all’avvocato, con ciò che comporta, non era rinviabile. Tuttavia, Ast si augura che la proprietà de Il Tirreno si renda conto della situazione. La strada della trattativa sindacale non è mai preclusa, ma certo richiede che da parte datoriale vi siano comportamenti e protagonisti all’altezza del compito”. Insomma, il gran duello tra Assostampa Toscana e Sae è iniziato.