Attendere qualche mese per istituire un tavolo comune di confronto e giungere, così a una riforma buona del settore.
In una nota congiunta, le associazioni di stampa e degli editori propongono al governo delle soluzioni per uscire dall’impasse sul tema delicatissimo del sostegno ai giornali e del pluralismo dell’informazione.
Il documento propone una serie di soluzioni indirizzate all’attenzione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Vito Crimi. E porta la firma di Roberto Paolo, presidente File; Roberto Calari, presidente Alleanza Cooperative Comunicazione; il presidente della Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici, don Adriano Bianchi e il segretario generale dell’Uspi Francesco Saverio Vetere.
Un punto importante è quello relativo alla contribuzione diretta. Secondo File-Acc-Uspi-Fisc, “l’introduzione di uno zoccolo inciderebbe sia sui giornali nazionali, sia su molti giornali locali […] determinerebbe la chiusura di molte imprese editrici con evidenti ripercussioni in termini di posti di lavoro e con forte riduzione delle voci plurali e indipendenti nel Paese”. Perciò arriva la loro proposto: “Governo e Parlamento possano attendere il 2020 per ripensare più organicamente le integrazioni e le modifiche da apportare complessivamente alla attuale normativa, utilizzando il 2019 per aprire celermente un tavolo di confronto che, anche sulla scorta dei dati del 2018, porti all’individuazione del percorso più opportuno da affrontare in un comune sforzo di individuare le soluzioni più opportune e condivise”.
Le motivazioni alla base della proposta sono solide. “Tutto questo – scrivono i responsabili delle associazioni – tenendo conto che già le aziende si apprestano a lavorare l’anno 2019 seguendo la legge vigente. […] Aspettare qualche mese significa creare i presupposti per scrivere una buona riforma”.
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