Alleanza delle Cooperative spinge la riforma del mercato del lavoro

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L’Aci (Alleanza delle Cooperative Italiane) approva i primi passi mossi dal Governo per la riforma del mercato di lavoro: contratto a tempo indeterminato, più tutele e avanti con le liberalizzazioni

Il presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane Altieri
Il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane Rosario Altieri

I provvedimenti adottati dal Governo in materia di riforma del mercato del lavoro vanno nella giusta direzione“: così afferma il Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, Rosario Altieri, anche a nome dei copresidenti Maurizio Gardini e Mauro Lusetti.
“Il varo del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti rappresenta la giusta ed auspicata garanzia per tutti i lavoratori che fino ad ora sono stati costretti a vivere in una condizione di precarietà”.

Semplificare e liberalizzare per la ripresa economica
“L’eliminazione di alcune tipologie contrattuali – continua Altieri – costituisce per le imprese una utile semplificazione”.
“Di uguale segno vengono valutati dall’Alleanza delle Cooperative Italiane i provvedimenti sulle liberalizzazioni, che vanno portate avanti con coraggio e potranno contribuire – conclude la nota – ad accelerare ed a rendere più consistente la ripresa della nostra economia e favorire il risparmio delle famiglie.

Una riforma per il pluralismo
L’Alleanza delle Cooperative Italiane si batte da tempo per la riforma e per la salvaguardia del pluralismo dell’informazione e della libertà di stampa. Insieme a Mediacoop, Federazione Italiana Liberi Editori, Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Federazione Nazionale Stampa Italiana, Articolo 21, Sindacato Lavoratori della Comunicazione CGIL, Associazione Nazionale della stampa Online e Unione Stampa Periodica Italiana è tra i promotori della campagna Meno giornali = Meno liberiOltre 200 giornali rischiano oggi, se non interverranno il Governo e il Parlamento con misure urgenti e adeguate, la definitiva chiusura. Una chiusura che sarebbe di straordinaria gravità per un Paese democratico.

Prevenire un’emergenza occupazionale
Il rischio concreto derivante da questa situazione è la perdita di 3.000 posti di lavoro tra giornalisti,grafici e poligrafici, con una forte ricaduta negativa per l’indotto (tipografi, giornalai, distributori, trasportatori) e per le economie locali nel loro complesso. Un colpo durissimo per coloro che perderebbero il posto, ma anche per lo Stato, che sarebbe costretto ad affrontare una spesa enorme per garantire a gli ammortizzatori sociali ai lavoratori dipendenti.

Segui la campagna Meno giornali = meno liberi su Facebook e su Twitter

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