AGCOM: CRESCE IL SIC MA IL MERCATO RESTA MOLTO CONCENTRATO

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L’Autorità ha approvato la relazione finale sulla valutazione delle dimensioni economiche del Sistema Integrato delle Comunicazioni, relativamente all’anno 2006.
E’ di 23,640 miliardi di euro il valore
complessivo del Sistema integrato delle comunicazioni per il 2006, con un
aumento del 2.92% rispetto al 2005 (22,144 miliardi).

E’ il dato ufficialmente calcolato dall’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni
per il Sic, il paniere introdotto dalla legge Gasparri
in base al quale
si calcola il tetto antitrust del 20% che nessun soggetto può superare, che per
il 2006 risulta dunque pari a 4,72 miliardi. Il settore – sottolinea l’Autorità
nella delibera, da oggi disponibile sul sito web – presenta "un consistente
livello di concentrazione": analizzando infatti i dati aggregati relativi
alle principali imprese e capogruppo di riferimento, emerge che 12 soggetti
‘occupano’ nel 2006 il 74% del valore dell"area classicà (circa 17,8
miliardi), quella che comprende tv, radio, stampa, editoria annuaristica
ed elettronica
. Il grado di concentrazione del settore radiotv supera
quello dell’editoria.

IL BOOM DELLA PAY TV – La fetta più consistente della ‘torta’
del Sic è rappresentata dai ricavi di radio e televisione (8,503 miliardi, pari
al 35.9% del totale): in particolare, la tv gratuita si piazza a quota 5,516
miliardi, la pay tv a 2,328 miliardi e la radio a 659 milioni. Se si paragonano
questi dati con quelli del 2005, l’area televisiva si mostra come la più
dinamica (+6.5%), grazie in particolare all’eccezionale risultato della tv a
pagamento, cresciuta nel 2006 del 27% (a fronte di una lieve contrazione, pari
al -0.7%, della tv gratuita). In particolare, oltre alla consistente crescita
dei ricavi di Sky, aumentano notevolmente (+60%) i ricavi delle piattaforme
digitali terrestri.

LA STAMPA E LE ALTRE VOCI DEL SISTEMA – Al secondo posto si
conferma la stampa quotidiana e periodica, con un valore di 7,129 miliardi, cioé
il 30.1% del totale (3,479 miliardi per la stampa quotidiana nazionale e locale,
3,650 per la periodica). Terza voce, le iniziative di comunicazione di prodotti
e servizi (3,606 miliardi, cioé il 15.3%). Seguono l’editoria annuaristica ed
elettronica anche via Internet (2,145 miliardi, il 9.1% del Sic), così
articolata: 930 milioni di ricavi per l’editoria elettronica, 870 per quella
annuaristica, 345 per le agenzie di stampa. Poi il cinema (box office e
pubblicità), con 1,388 miliardi (5.9% del totale); la pubblicità esterna (587
milioni, pari al 2.5%) e le sponsorizzazioni (282 milioni, cioé l’1.2%). In
macrocategorie, domina la componente radiotelevisiva (35.9%), seguita dalla
stampa quotidiana e periodica (30.1%) e dalla pubblicità su mezzi non
convenzionali (19%).

LA PUBBLICITA’ REGINA DEI RICAVI – Sia per il settore tv che
per l’editoria la componente più rilevante resta la pubblicità, con una quota
del 56.1% per l’area radio-tv (seguono i ricavi da pay con il 25.2%, il canone
con il 17.6% e le convenzioni e provvidenze con l’1.1%), contro il 48.3%
dell’area editoriale (seguono la vendita di copie e collaterali al 41.2%, i
ricavi da prodotti e servizi di editoria elettronica con il 5.9%, quelli da
servizi informativi delle agenzie di stampa con il 3% e infine convenzioni e
provvidenze con l’1.6%).

CHI  SALE E CHI SCENDE – A parte il boom della pay tv,
rispetto al 2005 il valore dell’area stampa è sostanzialmente invariato:
risulta una lieve crescita della stampa quotidiana, con un’equivalente riduzione
di quella periodica (intorno all’1.8%). Aumentano più del 10% la radio e
l’editoria elettronica. Crescono (intorno al 3%) le agenzie di stampa, mentre
sono in calo le opere cinematografiche.

I ‘BIG’ DEL SIC – Caltagirone Editore, Class Editori, De
Agostini Editore, Il Sole 24 Ore, Mediaset, Mondadori, Monrif, Rai, Rcs
Mediagroup, Seat Pagine Gialle, Sky Italia, Telecom Italia Media: dodici
soggetti – rileva l’Agcom – nel 2006 rappresentano il 74% del valore dei ricavi
dell’area classica (circa 17,8 miliardi), quota che supera il 75% con
riferimento alla sola pubblicità. Rispetto all’intero Sic, le quote sono
stimabili rispettivamente nel 57% e nel 68%. Separando l’editoria e il settore
radiotv, nel primo caso le principali imprese occupano nel 2006 circa il 60%
delle risorse, nel secondo oltre il 91%.

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