A Radio Radicale, i giornalisti protestano contro la decisione di eliminare la programmazione serale in diretta ad agosto. E deplorano il fatto che l’azienda abbia messo i cronisti della storica emittente radiofonica “di fronte al fatto compiuto”. Ai giornalisti di Radio Radicale, che hanno raccontato l’intera vicenda in un documento approvato dall’assemblea di redazione che si è riunita lunedì scorso, è andata la solidarietà dei colleghi dell’associazione Stampa Romana.
La versione dei giornalisti racconta di una decisione presa senza la loro partecipazione: “Le redattrici e i redattori di Radio Radicale respingono fermamente la decisione di eliminare la fascia di programmazione serale in diretta (21-00:15) per il mese di agosto e stigmatizzano il metodo adottato anche in questa occasione dall’azienda. Ancora una volta redattrici e redattori sono stati messi di fronte al fatto compiuto per ciò che concerne l’organizzazione del lavoro, che oltre tutto avrà un impatto non trascurabile sugli stipendi”.
Rebus sic stantibus, i redattori alzano la voce e “dichiarano la loro decisa contrarietà a ciò che, presentato come una sperimentazione, appare con tutta evidenza come la prefigurazione di una riduzione permanente delle trasmissioni in diretta, fino ad oggi solo evocata dai vertici dell’azienda in diversi incontri con la giustificazione di una riduzione dei costi che appare tuttavia di modesta entità. La chiusura alle 21 lede l’immagine della radio, emittente nazionale finanziata con soldi pubblici. La chiusura della programmazione in diretta alle 21 non solo contribuisce a impoverire ulteriormente un palinsesto già messo alla prova dal pensionamento di diversi colleghi mai sostituiti ma, cancellando un intero turno, apre la strada a future riduzioni del personale, non solo giornalistico. Riduzione già palesata con l’ipotesi di pensionamenti anticipati e le voci, non meglio precisate, di possibili licenziamenti”.
Si prepara un’estate caldissima: “I giornalisti rivendicano con forza l’importanza e la necessità del proprio lavoro e impegnano il Comitato di redazione a porre in essere, in coordinamento con il sindacato di categoria, tutte le iniziative possibili per la sua salvaguardia. Chiedono, inoltre, al Cdr di acquisire dall’azienda informazioni dettagliate sulla situazione economica dell’azienda, sullo stato del bilancio, sul mancato turn over del personale, sull’avvenuta costituzione di una società che ha rilevato le proprietà immobiliari della Centro di produzione s.p.a., sui progetti su digitale e innovazione, sulle indiscrezioni su una possibile vendita”.
Al Cdr viene poi chiesto “di ottenere chiarimenti sulla serie di eventi che in questi ultimi mesi hanno reso quanto mai incerto il futuro della radio con una mancanza di piani editoriali e di sviluppo che sembrano indicare l’intenzione di una graduale dismissione”. E infine la promessa di valutare “ogni iniziativa che riterranno opportuna per difendere il posto di lavoro, la propria professionalità, la storia e la realtà di Radio Radicale da cinquant’anni al servizio del diritto dei cittadini a conoscere per deliberare e che in questo momento, forse più che in passato, appaiono messi in discussione”.
Vicinanza ai giornalisti di Radio Radicale è arrivata da Stampa Romana che in una nota “esprime piena solidarietà ai giornalisti di Radio Radicale che, con un comunicato dell’assemblea, hanno manifestato la loro contrarietà allo stop alla programmazione serale in diretta nel mese di agosto, decidendo senza alcun confronto. Un nuovo segnale negativo, dopo le prospettive di ridimensionamento già evocate dai vertici dell’emittente”. E non basta: “È necessario che la proprietà di Radio Radicale faccia chiarezza sulle sue intenzioni, dopo le vicende societarie che hanno riguardato il Centro di produzione e le ricorrenti voci di vendita dell’emittente, che, grazie a una convenzione, si giova di un cospicuo finanziamento pubblico per garantire un’informazione di servizio”.