COPYRIGHT ONLINE/AGCOM ATTENDE IL “SOCCORSO” DEL GOVERNO MA LA DELIBERA POTREBBE PASSARE ENTRO APRILE

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Tra ripensamenti e dichiarazioni “sibilline” del suo presidente, Corrado Calabrò, l’Agcom sembra decisa ad accelerare i tempi dell’iter di approvazione della delibera sulla tutela del diritto d’autore nelle reti di comunicazione elettronica. Una decisione che secondo quanto fa sapere oggi un articolo di Milano Finanza, sarebbe stata presa in prima persona dallo stesso Calabrò dopo una serie di incontri tenuti alla vigilia della propria audizione in Senato avvenuta il 21 marzo scorso. Un tempismo più che sospetto visto che l’operatività della disciplina, estesa al versante dell’azione amministrativa, potrebbe essere garantita poco prima della scadenza del mandato dei commissari in carica presso l’Autorità. Un cambio del personale tecnico previsto per il prossimo 16 maggio.

Ma partiamo dall’audizione di mercoledì scorso, occasione in cui il Presidente dell’Authority ha lasciato emergere due nodi cruciali della delicata questione relativa all’enforcement del copyright su internet. I passaggi del discorso tenuto dinanzi alle commissioni VII e VIII del Senato hanno ottenuto di ammettere, anche se in via indiretta, la debolezza della cornice normativa vigente, atta a legittimare un intervento regolatorio dell’Agcom su una materia per cui il Parlamento dovrebbe avere la precedenza, provvedendo a legiferare così da adeguare l’attuale normativa sul diritto d’autore alle inovazioni tecnologiche nonché economiche inaugurate dalla rete. Competenze che secondo lo stesso Calabrò “si collocano oltre l’orizzonte dell’azione Amministrativa”. Una premessa che ha introdotto il secondo punto del problema, risolutorio per l’Autorità, e cioè l’intenzione del Governo di varare a breve una “norma di legge predisposta dalla Presidenza del Consiglio che ribadisce la legittimazione dell’AGCOM e ne definisce meglio la competenza e i poteri nella materia del diritto d’autore”.
Un provvedimento di legge “sanatorio”, per così dire, il cui testo potrebbe essere curato dallo stesso sottosegretario all’Editoria Paolo Peluffo e dunque probabilmente legato a doppio filo con il settore (lo fa sapere Milano Finanza), nella convinzione che la protezione dei contenuti dell’informazione sul web debba procedere parallelamente alla riforma dei contributi pubblici all’editoria. Un impegno valido a scongiurare il rischio che due anni di Consultazioni rimangano rinchiuse in un cassetto.
A questo punto, verrebbe da chiedersi quale ruolo abbiano giocato i principali stakeholder chiamati a difendere i diritti di proprietà intellettuale, nel presunto via libera da dare in tempi stretti alle tutele richiamate per esteso dal regolamento dell’Agcom. Una delibera di cui peraltro al momento sono stati forniti solo “indirizzi generali”.
In un’intervista di Milano Finanza, è stato il presidente della Fieg, Giulio Anselmi, a rimarcare l’importanza di un intervento regolatorio, soffermandosi sulla tendenza invalsa nel nostro Paese, di confondere la libertà della rete con il concetto di “gratuità”. “In Italia si stenta ancora a capire che la tutela del diritto d’autore su Internet è la condizione per tenere in piedi delle attività economiche”, parole che sembrano incarnare in toto gli interessi (seppur legittimi) di categorie specifiche come i grandi editori.

Il comunicato dell’Anica, associazione nazionale delle industrie italiane del cinema e dell’audiovisivo, rilasciato subito dopo l’audizione di Calabrò, può fungere da ulteriore esempio idoneo a confermare le potenziali pressioni esercitate dall’esterno ed indirizzate a fare dell’Agcom un essenziale “strumento” di intervento amministrativo contro la pirateria online. L’Associazione ha definito “farsesca” l’audizione di Calabrò che riguardo alle competenze regolamentari dell’Autorità “ha scoperto in extremis di essersi sbagliato. Tutto il lavoro di un ente così costoso e complicato sarebbe dunque stato tempo perso”. Come se non bastasse l’Associazione si è dichiarata, al contrario, paladina della difesa della libertà di espressione e a favore della sopravvivenza dell’industria culturale nazionale a dispetto della tendenza, fin qui dimostrata, di far prevalere “il voto del popolo della rete e l’interesse dei grandi aggregatori americani”. Valutazioni che invocano, subito dopo, l’intervento di un Governo (non del Parlamento sia chiaro), come quello attuale (ovvero dei tecnici) in grado di capire ed agire nell’interesse del Paese. Considerazioni che si allineano a quelle avanzate dal Presidente di Confindustria Cultura, Marco Polillo, che ha ribadito con toni ancora più duri il disimpegno dimostrato dall’Agcom e non mancando di richiamare l’ormai famigerato parere “commissionato” in sede di consultazione, dalla stessa Confederazione, all’ex Presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida. Trattasi delle note considerazioni di un esimio giurista (anche se risalenti a più di un anno fa) che hanno sollevato nei giorni scorsi un vero e proprio “caso” in quanto dirette a sostenere la legittimità dell’Agcom a convolgere gli internet provider nei blocchi via Ip e Dns dei siti online (anche esteri) sospettati di infringement.
Una tesi peraltro convalidata anche dal presidente di Fimi, Enzo Mazza, quando richiama il potere esercitato di recente dall’Antitrust nell’oscuramento cautelare della piattaforma di e-commerce, Private Outlet, anche sui server esteri, per violazione del Codice del Consumo. Una potestà di intervento che secondo Mazza dovrebbe essere esercitata, sul fronte del copyright, anche dall’Agcom per le proprie attuali prerogative di vigilanza delegatele dalla legge sul diritto d’autore, di fronte ad un mercato dell’illecito favorito da internet dove “Dieci piattaforme abusive off-shore gestite da organizzazioni criminali controllano il 95% del mercato del falso online con milioni di download ogni ora”. Una realtà che secondo il presidente di Fimi non può attendere i tempi di uno “sterile dibattito sui poteri [..] per far approvare un misero provvedimento amministrativo per sviluppare il mercato legale dei contenuti online”.

Sono solo alcune delle risposte date a caldo dai principali interlocutori dell’Agcom, gli stessi che hanno tenuto banco nelle consultazioni degli ultimi due anni, e che potrebbero forse aver indotto l’Autorità a salvaguardare quel minimo di dignità istituzionale invocando da un lato l’intervento del Governo e ribadendo, dall’altro, i tempi stretti di approvazione della delibera. Intenzioni che potrebbero prefigurare, come affermato dall’esperto di diritto delle nuove tecnologie, Guido Scorza, una sorta di “golpe contro la Rete” esercitato attraverso il sostegno di un provvedimento di legge del Governo “ad Autoritatem”. Non resta che vedere se tali intenzioni mutino in propositi concreti nel corso del “secondo atto” dell’audizione di Calabrò al Senato prevista per domani alle ore 8,30.

Manuela Avino

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