Le emittenti locali saranno obbligate a liberare le frequenze dei canali dal 61 al 69 per consegnarle alle compagnie telefoniche (Telecom, Vodafone, Wind e H3g) aggiudicatarie dell’asta del dividento digitale esterno. Asta che ha fruttato allo Stato 3.945.295.100 euro. La legge di stabilità 2011 (L. 220/2010) aveva fissato l’importo dell’indennizzo che sarebbe dovuto andare alle tv locali in 240 milioni di euro. Un importo calcolato sul 10% degli introiti presunti dell’asta, che per l’appunto, erano stimati in 2,4 miliardi di euro. Successivamente il governo è tornato sui suoi passi ed ha riconosciuto l’esiguità dell’importo sostanzialmente destinato a risarcire le emittenti televisive locali della perdita del loro asset più importante, senza il quale la stessa attività d’impresa viene meno. Con la Legge 111/11, che teneva conto dell’eventuale extragettito riveniente dalla vendita delle frequenze rispetto ai 2,4 mld di euro, gli indennizzi sono stati aumentati fino a circa 400 milioni (pari al 10% dell’incasso complessivo dell’asta). La legge di stabilità 2012 ha riportato il tutto alle condizioni di partenza, ripristinando il tetto massimo dei 240 milioni.
La settimana scorsa il Ministro allo sviluppo economico, Corrado Passera, ha fatto sapere, rispondendo ad una interrogazione parlamentare, che la somma disponibile è stata ulteriormente ridotta da 240 mln a 174,6 mln. e che la stessa verrà distribuita tra i soggetti interessati con criteri e modalità che saranno stabiliti con un decreto ministeriale di prossima emanazione. La notizia non è piaciuta emittenti locali che vorrebbero almeno essere risarcite degli investimenti fatti per sostenere il passaggio al digitale terrestre. Le emittenti locali, molto probabilmente, come annuncia anche una nota diffusa dalla Federazione Radio Televisioni, faranno ricorso alla magistratura amministrativa.