Sciopero dei giornalisti americani, nel mirino dei cronisti c’è l’editore Gannett che è accusato dalle sigle sindacali di aver letteralmente sfasciato le redazioni locali dei quotidiani del suo stesso gruppo editoriale. A guidare le proteste c’è NewsGuild-Cwa, alla testa dello sciopero di quasi trenta redazioni da ogni angolo degli States, dalla California fino a New York, passando per il Texas e il New Jersey.
Le ragioni dello sciopero sono tanto semplici quanto scioccati. Gannett ha avviato, nel 2019, l’acquisizione di 200 quotidiani locali investendo qualcosa come 1,2 miliardi di dollari. Poi ne ha svuotato le redazioni, ha cominciato ad abbandonare i territori. Con il risultato clamoroso di una perdita di valore del gruppo stesso stimato nel 70% del valore delle azioni. Le scelte del Ceo Mike Reed, roba che non si vedeva dagli anni ’90, avrebbero “depresso i giornalisti” e, come spiega NewsGuild, “reso impossibile anche solo pensare a un lavoro giornalistico di qualità” in mancanza di risorse. Anche gli azionisti si sono schierati a fianco dei giornalisti e hanno chiesto la testa di Reed.
L’editore se ne è uscito con il solito comunicato che lascia aperta ogni possibilità ma non dice nulla: “Il nostro obiettivo è preservare il giornalismo e servire le nostre comunità in tutto il Paese, mentre continuiamo a contrattare in buona fede per finalizzare i contratti che forniscono salari equi e benefici per i nostri stimati dipendenti”.
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