In inglese si chiama “smoking gun”, pistola fumante: è l’espressione usata nei casi giudiziari per indicare una prova o testimonianza cruciale, in grado di incastrare l’imputato. Ed è come se una pistola avesse sparato, quando ieri pomeriggio Tom Crone, ex capo dell’ufficio legale del News of the World, ha deposto davanti a una commissione parlamentare d’inchiesta sullo scandalo delle intercettazioni dei tabloid. Crone ha affermato sotto giuramento che James Murdoch, figlio di Rupert Murdoch e a capo della casa editrice che controlla tutte le sue testate giornalistiche in Gran Bretagna, sapeva tutto delle intercettazioni illecite, smentendo quanto lo stesso Murdoch jr aveva dichiarato in una precedente audizione in parlamento. E’ la prima volta che un testimone di questo rilievo accusa direttamente e pubblicamente il figlio di Murdoch di avere mentito e di essere stato a conoscenza del tabloid-gate.
Nella sua testimonianza di ieri, Crone ha detto che una email che descriveva nei dettagli un’operazione del News of the World per decriptare e intercettare illegalmente un telefonino è stata ricevuta da James Murdoch. Non solo: il testimone ha anche affermato che il contenuto della email fu discusso con Murdoch e altre persone presenti durante una riunione della durata di 15 minuti nel 2008, dopo che le prime denunce per azioni di questo genere cominciavano a giungere al giornale. L’email in questione era intitolata “for Neville” (per Neville), ha raccontato Crone ai membri della commissione d’inchiesta e tirava in ballo il capo-redattore del News of the World, Neville Thulbeck, responsabile delle intercettazioni per ottenere informazioni riservate sul conto dell’amministratore delegato dell’associazione dei giocatori di calcio professionisti, Gordon Taylor, che prontamente denunciò il giornale di Murdoch per avere spiato il suo telefonino.
Da settimane a Londra circolano indiscrezioni sul fatto che James Murdoch, a lungo considerato l’erede designato dell’81enne papà Rupert, avrebbe perso terreno a favore di sua sorella Elizabeth. Adesso pare difficile che possa mantenere il suo posto ed ereditare dal padre lo scettro del comando di una delle maggiori catene editoriali del mondo. (Repubblica)
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