Per la Rai, “il primo tassello da sbloccare è l’elezione del presidente della Vigilanza e quindi le nomine del nuovo Cda”. A spiegarlo è il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani. Subito dopo, secondo Romani, si può partire con la riforma e a tal proposito ipotizza un primo intervento immediato sulla governace per ridefinire ruoli e strategie del Cda e trasformare il dg in Ad, con maggiore potere, così da allentare la dipendenza della Rai dalla politica.
La proposta di Romani è stata accolta con attenzione dal Pd, anche se i punti da chiarire sono molti. Come spiega la Melandri, il Pd è pronto a ragionare separatamente sui poteri dell’amministratore, anche rimandando un più organico progetto di riforma della tv pubblica. A patto però che l’amministratore “forte” venga eletto con una maggioranza qualificata e che le nuove norme vengano discusse e approvate “rapidamente” e non solo dopo la nomina del nuovo cda.
Intanto il Pd ribadisce il proprio sostegno a Leoluca Orlando, nonostante il malumore verso l’Idv sia crescente: oggi della questione si è parlato sia al coordinamento che in un incontro degli “esperti” del partito in materia convocato da Giovanna Melandri e la parola d’ordine è stata insistere. Anzi, dal momento che girano da giorni voci di un possibile blitz del Pdl, intenzionato a rinnovare il cda visto che con l’uscita di Gennaro Malgieri si è creata una situazione di parità, il Pd ha voluto chiarire preventivamente che nessuno dei democratici accetterà di essere eletto presidente della Vigilanza al posto di Orlando.
Fabiana Cammarano
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