Radio digitale

LA RADIO DIGITALE TERRESTRE

di Luigia Spadaro

Estratto da “diritto ed economia dei mezzi di comunicazione” N°1/11

(http://www.diecom.eu/larivista.aspx)

Il quadro tecnologico

La radio, primo medium personale mobile, è investita dalla progressiva introduzione delle nuove tecnologie digitali nella diffusione del segnale attraverso un processo di innovazione che è in corso in tutto il mondo, sia pure con diverse caratteristiche di sviluppo. Come nel caso della rete televisiva terrestre analogica, la rete radiofonica è costituita da un insieme di siti e di frequenze (bacini) che coprono una parte del territorio: ogni canale/frequenza analogica è in grado di trasmettere un solo programma radiofonico; attualmente in Italia eserciscono in tecnica analogica 18 emittenti radiofoniche nazionali a carattere commerciale ed un elevato numero di emittenti locali (oltre 1.000 emittenti), distribuite su tutto il territorio nazionale. Come per le reti televisive terrestri, la digitalizzazione del segnale consente di trasmettere più segnali radio digitali attraverso un solo trasmettitore (multiplexing). Le differenze sostanziali tra le reti diffusive radiofoniche e quelle televisive consistono nella maggiore ampiezza della copertura del segnale radio correlata alle migliori condizioni propagative della banda utilizzata per la diffusione di servizi radiofonici rispetto alla banda UHF, comunemente utilizzata per i servizi di radiodiffusione televisiva, che consentono una copertura su scala nazionale con un numero più limitato di siti rispetto alla televisione e una minore direzionalità del segnale, che riduce i vincoli nel posizionamento delle antenne trasmissive.

Dal punto di vista tecnologico, il passaggio dalla radiodiffusione analogica a quella digitale in Europa si è concentrato sullo standard T-DAB (Terrestrial Digital Audio Broadcasting), che consente la diffusione di servizi radiofonici in tecnica digitale con visibilità quasi diretta dell’antenna trasmittente supportando 4 modi trasmissivi che coprono un intervallo di frequenza da 30 MHz a 3 GHz. Lo Standard Europeo ETSI[ European Telecommunications Standards Institute.] 300401 relativo al DAB (Digital Audio Broadcasting) è stato sviluppato dal progetto Eureka 147, un consorzio mondiale di emittenti, gestori di rete, produttori di elettronica di consumo ed istituti di ricerca, ed è stato adottato nel marzo 1997. Tale sistema consente, anche in auto, la ricezione di programmi radio con una qualità confrontabile a quella di un CD (“CD like quality”), senza alcuna interferenza sia in modalità MFN (Multi Frequency Network) sia in modalità SFN (Single Frequency Network) utilizzando un’unica frequenza su vaste aree. Il sistema DAB trasmette non solo segnali audio, ma può anche trasmettere testi, foto, dati e filmati ed è in grado di offrire diversi servizi (quali ad es. ricevere i titoli dei programmi o i testi delle canzoni, giornali elettronici, mappe geografiche stradali e satellitari con le previsioni meteorologiche, informazioni sul traffico e sul viaggio, notizie economiche, giochi). Tale combinazione potrebbe essere chiamata “Multimedia Radio”. E’ prevista inoltre la possibilità di collegare la radio DAB a sistemi GPS di localizzazione, fax per la stampa di testo e grafica, personal computer per immagazzinare ed elaborare le informazioni ricevute, nonché smart-card per accedere a servizi a pagamento. Le apparecchiature DAB sono, inoltre, generalmente in grado di ricevere i segnali radiofonici, in modo da far coesistere i due sistemi FM e DAB per un certo periodo. Lo standard DAB è in Europa il sistema più consolidato, diffuso e utilizzato commercialmente, seppur in maniera estremamente variegata. Tale formato è in uso ufficiale da tempo in Gran Bretagna e, seppur in misura decisamente inferiore, in Germania (che tuttavia ha mostrato segni di graduale disimpegno, puntando verso altre soluzioni tecnologiche più innovative).

La radio digitale DAB si è oggi arricchita di due nuove modalità denominate DAB+ e DMB. Il DAB+, standardizzato nel febbraio 2007 dall’ETSI, aumenta l’efficienza spettrale delle trasmissioni DAB grazie un codec[ Codec, parola derivante dalla fusione delle parole codification e decodification, è il sistema che provvede alla trasformazione del segnale vocale dal formato analogico a quello digitale compresso. ] più efficiente e, pur non supportando la codifica video, consente la trasmissione di un numero superiore di programmi audio, migliorando al contempo la qualità della ricezione e la robustezza del segnale. Il DMB (Digital Multimedia Broadcasting) è basato sullo standard Eureka 147 usato già nel T-DAB ed è compatibile con esso in quanto adotta le stesse allocazioni spettrali e tipo di modulazione. Il DMB estende inoltre lo standard DAB anche per la ricezione video su terminali mobili dedicati[ Nel mese di febbraio del 2007, la Rai ha avviato una sperimentazione del DMB attraverso l’attuale sistema di impianti utilizzati (in Banda III) e per il DAB. ]. Nel caso italiano, la tecnologia DMB non pare adatta alla transizione all’ambiente digitale delle trasmissioni radiofoniche, posto che le risorse frequenziali disponibili non sembrano garantire spazio sufficiente per le emittenti radiofoniche già esistenti[ Su tale questione cfr. M. Lualdi, Il concetto giuridico di ambito locale nel sistema radiofonico italiano alla luce dell’evoluzione tecnologica, 2007, Planet Legano (Mi).].

Dopo un lungo periodo di sperimentazione, i nuovi standard stanno suscitando un rinnovato interesse[Recentemente, intervenendo alla conferenza della Associazione Radiofonica Europea, anche la commissaria europea per l’agenda digitale Neelie Kroes si è espressa a favore di un’accelerazione del processo di digitalizzazione, che si vorrebbe avvenisse in maniera coordinata nell’Unione e, se non in concomitanza, almeno subito dopo quello televisivo. ] sia nei Paesi “precursori” della radio digitale, come quelli scandinavi e il Regno Unito, sia in altre nazioni dove finora l’evoluzione tecnologica ha avuto scarsa diffusione, nonostante gli investimenti, come la Germania, in virtù di quella che appare come una rinnovata fiducia nel futuro della radio digitale[A questo proposito Technisat, produttore tedesco noto per i suoi ricevitori digitali e partner di marchi automobilistici importanti, ha introdotto nei suoi “Car Information Systems” il modello RNS315, navigatore con tuner DAB+, destinato a essere montato su diversi modelli di fascia medio-alta di Wolkswagen e Seat. Cfr. http://www.newslinet.it/notizie/radio-digitale-qualcosa-si-muove-in-europa-sul-fronte-del-dab. ].

Accanto al DAB, sussistono altre tecnologie/standard che sono state recentemente sviluppate per la radio digitale nelle bande c.d. “classiche” FM e AM , come il DRM (Digital Radio Mondiale), che consente la diffusione radiofonica digitale principalmente per la banda AM e comunque sotto i 30 MHz, anche se si discute di una sua possibile evoluzione applicativa nelle bande superiori.

La tecnologia IBOC (In Band On Channel) si basa, invece, su uno standard proprietario nato in USA ed è anche conosciuta sotto il nome di HD Radio, nome commerciale che la società iBiquity ha dato alla propria tecnologia. IBOC permette di aggiungere al segnale radiofonico pre-esistente in formato analogico un segnale digitale. Questa trasmissione simultanea di informazione analogica e digitale è conosciuta sotto il nome di IBOC “hybrid mode” (modo ibrido normale) e può essere utilizzata nelle banda “classiche” per la radiofonia (AM e FM) e permette naturalmente il simulcast del segnale analogico.

 

La disciplina della radio digitale terrestre in Europa

Il processo di digitalizzazione della radiofonia nel Regno Unito è iniziato nel 1995 quando il servizio pubblico (BBC) ha iniziato a trasmettere in simulcast i suoi cinque canali analogici nazionali. Primo Paese in Europa a calendizzare lo spegnimento della radio analogica (2015), ad oggi il sistema della radio digitale del Regno Unito appare in Europa il più esteso per offerta, copertura e penetrazione. Nel 2010 sono stati aggiunti 30 nuove antenne DAB, che migliorano la ricezione per circa 9 milioni di ascoltatori e aggiungono quasi un milione di nuovi utenti della radio digitale[ http://radiolawendel.blogspot.com/2011/01/bbc-continua-potenziare-il-dab-test-drm.html. ]. I servizi digitali radiofonici sono disponibili sull’87% territorio britannico e raggiungeranno il 90% alla metà del 2011, con un’offerta del servizio pubblico inglese di dieci canali radiofonici nazionali[ Fonte: Libro bianco sui contenuti AGCOM, 2011. ]. Anche l’offerta locale nel Regno Unito è caratterizzata da una densità di programmi molto elevata; per esempio, nella città di Londra l’offerta nazionale e locale supera i 60 programmi radiofonici[ Fonte: esiti della consultazione pubblica, indetta con delibera n. 665/06/CONS, concernente una indagine conoscitiva sulla fornitura di servizi radiofonici in tecnica digitale anche mediante ulteriori standard disponibili ai fini dell’integrazione del regolamento recante la disciplina della fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale approvato con delibera n. 149/05/CONS, pubblicata sul sito web dell’AGCOM il 16 novembre 2007. ].

Per quanto concerne la Francia nel 1991 la Radio Numerique, un Club DAB, ha stabilito un consorzio con tutti gli attori della catena del valore per coordinare l’avviamento del mercato. Nel 1996 sono state rilasciate le prime licenze per la sperimentazione su Parigi e nel 2000 il Governo francese ha aperto un’asta per la concessione di nuovi servizi nella zona di Parigi[ I blocchi disponibili erano solo 9 e furono avanzate ben 26 richieste. ]. Nel mese di aprile 2005 il regolatore francese (CSA- Conseil Supérieur de l’audiovisuel) ha indetto una prima consultazione pubblica sul settore radiofonico in tecnica digitale e nel maggio 2007 sono state rilasciate otto sperimentazioni di radio digitale. Nel 2009 il Governo Francese ha trasformato in legge il proprio piano di supporto per la migrazione alla radio digitale stabilendo che entro il 2013 ogni radio venduta in Francia sarà in grado di ricevere i nuovi servizi digitali[Cfr.http://www.dab.it/web2/index.php?option=com_content&view=article&id=126%3Afrancia2013&catid=21%3Adab-e-dmb&Itemid=2. ].

In Germania il primo progetto pilota è stato avviato nel 1995; da allora sono stati installati più di 200 trasmettitori digitali sul territorio, anche se poi è mancato un rapido sviluppo del mercato DAB[ Una delle cause principali del mancato rapido sviluppo del mercato DAB può essere correlata al fatto che Germania il controllo delle attività editoriali è demandato ai governi locali (Länder) e alla conseguente mancanza di una strategia unitaria. ]. A livello governativo federale è stata evidenziata la necessità di una stretta collaborazione tra tutti gli attori impegnati alla creazione del mercato a partire dai broadcaster passando dai costruttori di apparati di trasmissione e riceventi per arrivare alle Associazioni dei consumatori; l’obiettivo era di realizzare l’affermazione dello Standard DAB Eureka 147 per la trasmissione digitale di servizi radio e dati.

 

La disciplina della radio digitale terrestre in Italia

Le trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale sono state disciplinate per la prima volta in Italia dalla legge n. 66 del 2001[ Legge 20 marzo 2001, n. 66 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 gennaio 2001, n. 5, recante disposizioni urgenti per il differimento di termini in materia di trasmissioni radiotelevisive analogiche e digitali, nonché per il risanamento di impianti radiotelevisivi “, pubblicata in G.U.R.I. 24 marzo 2001, n. 70. ]. Tale legge, pur non prevedendo un termine per la definitiva migrazione delle trasmissioni dalla tecnica analogica a quella digitale, ha stabilito che la diffusione radiofonica digitale su frequenze terrestri avvenisse secondo lo standard tecnico DAB (Digital Audio Broadcasting)[ Art. 2 bis, comma 4: “La diffusione delle trasmissioni in tecnica digitale su frequenze terrestri avviene secondo le modalità e in applicazione degli standard tecnici DAB (digital audio broadcasting) per la radiodiffusione sonora e per prodotti e servizi multimediali anche interattivi e DVB (digital video broadcasting) per i programmi televisivi e per prodotti e servizi multimediali anche interattivi”.] e ha consentito ai concessionari ed ai soggetti che esercivano legittimamente l’attività di radiodiffusione sonora in ambito locale di avviare, di norma nel proprio bacino di utenza, le sperimentazioni in tecnica digitale secondo le modalità e in applicazione degli standard DAB.

Sulla base della citata legge 66 del 2001 l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha emanato, con delibera n. 435/01/CONS, il regolamento per la radiodiffusione terrestre in tecnica digitale, che agli articoli 30 e 31 contiene disposizioni riguardanti la radiofonia. Per quanto riguarda le abilitazioni alla sperimentazione, il regolamento stabilisce che le stesse sono rilasciate dal Ministero dello sviluppo economico- comunicazioni garantendo parità di trattamento a tutti i richiedenti in relazione all’effettiva disponibilità delle frequenze e al piano delle frequenze per la radiofonia digitale elaborato dall’Agcom. In caso di richieste di abilitazione eccedenti la disponibilità delle frequenze, il Ministero può promuovere il coordinamento degli impianti di trasmissione e la condivisione di siti, impianti e apparati trasmissivi fra più richiedenti anche mediante intese e consorzi.

Il piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione sonora in tecnica digitale è stato poi definito dall’Agcom con delibera n. 249/02/CONS del 31 luglio 2002 tenendo presenti le procedure ed i criteri previsti dalle leggi 249/97 e 66/01. La pianificazione è stata effettuata nelle bande di frequenze attribuite al DAB-T dal piano nazionale di ripartizione delle frequenze,[Il Piano Nazionale di ripartizione delle frequenze attualmente in vigore è stato approvato Decreto del Ministro dello sviluppo economico del 13 novembre 2008 , pubblicato nel Supplemento Ordinario n. 255 alla Gazzetta Ufficiale n.273 del 21 novembre 2008. ] che recependo le decisioni della Conferenza di pianificazione di Maastricht 2002, aveva attribuito al servizio DAB – T ulteriori 7 blocchi di frequenze della banda UHF-L oltre ai 9 precedentemente attribuiti, per un totale quindi di 20 blocchi: 4 blocchi nella banda VHF-III e 16 blocchi nella banda UHF-L[ Le reti nazionali pianificate in ciascuna banda sono le seguenti: 2 reti tipo SFN non decomponibili a livello locale, 1 rete tipo 2-SFN in banda VHF-III decomponibile a livello regionale e 4 reti tipo 4-SFN in banda UHF-L, decomponibili a livello provinciale.].

Per favorire il passaggio dalla fase sperimentale ad un assetto definitivo della diffusione radiofonica in tecnica digitale e per definire le modalità di rilascio dei titoli abilitativi, la legge 112 del 2004 ha poi stabilito, all’articolo 24, l’adozione da parte dell’Agcom di un regolamento per disciplinare la fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale (T-DAB), stabilendo i seguenti principi ed i criteri direttivi: a) sviluppo della diffusione radiofonica in tecnica digitale (T-DAB) come naturale evoluzione del sistema analogico; b) garanzia del principio del pluralismo attraverso la previsione di un’ampia offerta di programmi e servizi in un equilibrato rapporto tra diffusione nazionale e locale; c) previsione delle procedure e dei termini per la presentazione delle domande e per il rilascio delle licenze e delle autorizzazioni per l’esercizio della radiodiffusione sonora in tecnica digitale ai soggetti legittimamente operanti. I predetti titoli abilitativi potranno permettere la diffusione nel bacino di utenza, o parte di esso, oggetto della vigente concessione per la radiodiffusione sonora in tecnica analogica; d) disciplina per il rilascio delle licenze e delle autorizzazioni in conformità al piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione sonora in tecnica digitale, relativamente alle risorse risultanti in esubero; e) definizione di norme di esercizio finalizzate al razionale e corretto utilizzo delle risorse radioelettriche in relazione alla tipologia del servizio effettuato; f) definizione delle fasi di sviluppo della diffusione radiofonica digitale anche in riferimento al ruolo della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo per accelerare lo stesso sviluppo; g) disciplina della fase di avvio dell’attuazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze anche relativamente ai limiti al cumulo dei programmi radiofonici.

Il suddetto regolamento è stato poi approvato dall’Agcom con la delibera n.149/05/CONS recante “Approvazione del regolamento recante la disciplina della fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche terrestri in tecnica digitale”, il quale prevedeva il rilascio di un’autorizzazione per i fornitori di contenuti radiofonici definendo le condizioni relative a tale titolo (modalità di rilascio, durata, rinnovo, estinzione, decadenza e revoca dell’autorizzazione, durata, rinnovo, estinzione, decadenza e revoca dell’autorizzazione, etc.). La licenza era invece prevista per l’operatore di rete per la radiodiffusione sonora su frequenze terrestri in ambito nazionale o locale. Il decreto legislativo 177/2005, recante il testo Unico della radiotelevisione[ A seguito delle modifiche introdotte dal d.lgs. 44/20120 il Testo Unico della radiotelevisione è stato rubricato in “Testo Unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici”. ] ha poi previsto la disciplina per l’operatore di rete per la diffusione sonora nonché alcune disposizioni riguardo l’uso efficiente dello spettro elettromagnetico e la pianificazione delle frequenze radiofoniche. Al fine di consentire il completamento della fase di avvio dei mercati, agli operatori di rete titolari delle licenze erano assegnate in via primaria le frequenze della banda UHF-L previste dal piano nazionale di ripartizione delle frequenze per la radiodiffusione sonora in tecnica digitale. Le frequenze della banda VHF-III, su base di non interferenza con le utilizzazioni televisive analogiche legittimamente esercite, erano assegnate a complemento ed integrazione della copertura in banda UHF-L, nei limiti delle previsioni dei piani nazionali di ripartizione e di assegnazione delle frequenze e degli accordi internazionali.

Il quadro di riferimento è andato via via mutando anche a seguito di alcune iniziative assunte dall’Agcom[ In particolare, nelle Linee-guida relative al contratto di servizio con la Rai per il triennio 2007-2009 era stata affermata la necessità di un concreto impegno da parte della concessionaria per accelerare l’avvio della radio digitale in grado di trainare l’intero settore. La delibera n. 414/07/CONS, con la quale fu avviata la consultazione sul piano nazionale di assegnazione delle frequenze televisive in tecnica digitale, aveva poi ribadito la necessità di riservare il canale 12 della banda VHF-III alle utilizzazioni radiofoniche televisive.]. Nel frattempo, si è registrato l’avvio di una cooperazione tecnologica tra gli operatori, attraverso alcune sperimentazioni comuni tra Rai, emittenti nazionali ed emittenti locali, basati sull’uso del DAB/DMB. In tale mutato scenario tecnologico l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con delibera n. 665/06/CONS del 23 novembre 2006, ha indetto una consultazione pubblica concernente una indagine conoscitiva sulla fornitura di servizi radiofonici in tecnica digitale anche mediante ulteriori standard disponibili, ai fini dell’integrazione del regolamento recante la disciplina della fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale approvato con delibera n. 149/05/CONS. La citata consultazione era inquadrata nel programma di interventi approvato dall’Agcom con la delibera n. 163/06/CONS del 22 marzo 2006, volto a favorire l’utilizzazione razionale della frequenze destinate ai servizi radiotelevisivi nella prospettiva della conversione al digitale, e di acquisire elementi di informazione e documentazione in merito alla fornitura di servizi radiofonici in tecnica digitale anche mediante gli ulteriori standard disponibili, in un’ottica di neutralità tecnologica, così come previsto dalla delibera n. 266/06/CONS del 16 maggio 2006, relativa alla disciplina della fase di avvio delle trasmissioni digitali terrestri verso terminali mobili (DVB-H). Gli esiti della consultazione, che ha visto la partecipazione di oltre 100 soggetti, sono stati pubblicati sul sito dall’Agcom in data 16 novembre 2007. Nelle conclusioni del documento sono state analizzate le ragioni del mancato sviluppo della radiofonia digitale, la quale ha stentato a trovare un quadro regolamentare condiviso e uno sviluppo di mercato adeguato a causa, principalmente, del problema della scarsità di frequenze in banda VHF-III, per effetto dell’utilizzo del canale 12 da parte della televisione analogica, e della mancanza di una comunanza di intenti da parte delle componenti del settore radiofonico (concessionaria del servizio pubblico, radio nazionali, radio locali). All’esito della consultazione, con delibera n. 664/09/CONS del 26 novembre 2009, l’Agcom ha approvato la nuova disciplina della fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche terrestri in tecnica digitale, che sostituisce integralmente il precedente regolamento approvato con delibera n. 149/05/CONS. Tale regolamento stabilisce pertanto una nuova disciplina della fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche terrestri in tecnica digitale, in accordo con i criteri e i principi direttivi contenuti nell’articolo 24, comma 1, della legge n. 112 del 2004, nel rispetto dei principi dettati dal Codice delle comunicazioni elettroniche (D.Lgs. n. 259/2003) e dal Testo unico della radiotelevisione, al fine di consentire lo sviluppo della radiofonia digitale come naturale evoluzione del sistema analogico alla luce della sopracitata innovazione tecnologia e dell’utilizzazione razionale e pluralistica delle frequenze.

L’attuale regolamento, alla luce della progressiva liberazione del canale 12 nelle aree di switch-off della televisione analogica, ribadisce l’uso della banda VHF-III e la possibilità di usare blocchi di diffusione su frequenze in banda UHF-L, previa richiesta degli operatori, per integrare o ottimizzare la copertura delle reti nazionali o locali realizzate in banda VHF-III. Il regolamento disciplina la tipologia e le modalità di rilascio delle autorizzazioni, in ambito nazionale o locale, per: i) la fornitura dei programmi radiofonici numerici e programmi dati destinati alla diffusione in tecnica digitale su frequenze terrestri; ii) la fornitura di servizi e dati ad accesso condizionato; iii) gli operatori di rete radiofonici, disciplinando altresì i diritti di uso delle frequenze. In ordine al conseguimento dei titoli abilitativi, il regolamento prevede, per le autorizzazioni per i fornitori di contenuti radiofonici, una procedura sottoposta ad autorizzazione ministeriale, in cui il rilascio del titolo abilitativo avviene entro 60 giorni dalla ricezione della domanda da parte del Ministero. Per quanto riguarda il simulcast in tecnica digitale dei programmi già irradiati in analogico, il regolamento stabilisce che sia diffuso in tecnica digitale almeno il 50% dei programma diffusi in tecnica analogica Per quanto concerne la concessionaria di servizio pubblico, il regolamento prevede che la stessa sia abilitata alla diffusione di palinsesti, programmi dati e servizi in tecnica digitale su un blocco di diffusione radiofonico per l’effettuazione di trasmissioni in banda VHF-III e possa utilizzare, previa richiesta, anche frequenze della banda UHF-L, al fine di integrare/ottimizzare la copertura della rete realizzata in banda VHF-III. Inoltre, la concessionaria del servizio pubblico potrà avvalersi della capacità trasmissiva degli operatori di rete locali, mediante accordi o intese con questi ultimi ed a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie, al solo scopo di diffondere la propria programmazione di tipo locale. Con riferimento ai diritti d’uso delle frequenze, il regolamento sancisce, nella fase di avvio dei mercati, che tali diritti, al fine di ottimizzare l’utilizzazione delle risorse frequenziali, siano rilasciati esclusivamente a società consortili costituite dalle emittenti legittimamente operanti in analogico, in ambito nazionale e locale, fatta salva la concessionaria Rai alla quale è riservato un blocco di diffusione per programmi radiofonici di servizio pubblico ai sensi dell’art. 2-bis, comma 9, della legge n. 66/2001. Più specificatamente, il regolamento stabilisce che i diritti di uso per le trasmissioni radiofoniche a carattere nazionale possano essere rilasciati solo a società consortili partecipate, con quote paritetiche, dai titolari di emittenti nazionali private, nella misura di almeno il 40% delle emittenti legittimamente operanti per ciascun consorzio. Alle emittenti nazionali che non partecipino al capitale sociale del consorzio, è comunque garantita la capacità trasmissiva necessaria per irradiare i propri programmi radiofonici, con parità di trattamento rispetto a quelle partecipanti al capitale sociale. Inoltre, ciascuna emittente nazionale può partecipare esclusivamente al capitale sociale di una sola società consortile. Per quanto concerne l’attività radiofonica diffusa in ambito locale, i diritti di uso per le trasmissioni radiofoniche a carattere locale potranno essere rilasciati, invece, a società consortili ciascuna partecipata, con quote paritetiche, dai titolari di emittenti locali, nella misura di almeno il 30% delle emittenti legittimamente operanti in ciascun bacino di utenza. Anche in questo caso è comunque garantita alle emittenti locali che non partecipino al capitale sociale del consorzio la capacità trasmissiva necessaria per irradiare i propri programmi, con parità di trattamento rispetto a quelle che partecipano al capitale sociale. Inoltre, anche in questo caso è previsto che ciascuna emittente locale possa partecipare esclusivamente al capitale sociale di una sola società consortile.

Alla luce delle specificità del comparto locale, il regolamento prevede altresì che, laddove il numero di soggetti autorizzati all’attività di fornitura di programmi sia inferiore a 11 per ciascun blocco di diffusione assegnabile agli operatori di rete locali, la percentuale del 30% possa essere ridotta, ovvero conseguita attraverso fusioni o accordi tra società consortili locali, ferma restando l’unitarietà del titolo abilitativo per l’esercizio del diritto di uso delle frequenze.

Con riferimento al procedimento di pianificazione l’Agcom, sentita la concessionaria e le associazioni rappresentative delle imprese radiofoniche, potrà suddividere il territorio in bacini di utenza e individuare le frequenze assegnabili nelle aree territoriali ove si è realizzato lo switch-off della televisione analogica. È previsto, inoltre, analogamente alla televisione digitale terrestre, una pianificazione di tipo isofrequenziale, fermo restando che, in presenza di limitate e particolari situazioni, potrà essere prevista una copertura in tecnica k-SFN o MFN, ai fini della compatibilità con le assegnazioni definite nell’Accordo di Ginevra (GE06) dei Paesi confinanti e con le aree tecniche limitrofe. Avuto riguardo all’individuazione delle reti ed ai fini della conseguente assegnazione dei diritti di uso delle frequenze da parte del Ministero, l’Agcom terrà conto di una serie di criteri elencati all’art. 13, comma 5, del regolamento.[ Art. 13, comma 5 regolamento n. 664/09/CONS: “L’Autorità, per l’individuazione delle reti di cui al comma 3, tiene conto, in particolare, dei seguenti criteri : a) garantire la trasmissione in tecnica digitale dei programmi radiofonici delle emittenti nazionali e locali legittimamente irradiati in tecnica analogica, attraverso i blocchi di diffusione di cui alla lettere c) e d); b) riservare alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo un blocco di diffusione, secondo quanto previsto dal precedente articolo 11, con cui assolvere gli obblighi di copertura e fornitura del servizio pubblico radiofonico di cui al Testo Unico e al contratto di servizio; c) garantire agli operatori di rete nazionali privati almeno due blocchi di diffusione in grado di raggiungere, con copertura portatile outdoor, la più elevata percentuale della popolazione ; d) garantire agli operatori di rete locali privati fino a 11 blocchi di diffusione al fine di soddisfare le richieste dei fornitori di contenuti di cui all’articolo 3, comma 14, del presente regolamento per la diffusione in tecnica digitale terrestre del programma di cui al medesimo articolo 3, comma 13 lettera b); detti blocchi dovranno essere idonei a realizzare reti con copertura portatile outdoor con la più elevata percentuale della popolazione di ciascun bacino servito, fermo il rispetto del limite di cui all’articolo 24, comma 3, del Testo Unico per ciascuno fornitore di contenuti in ambito locale”.

] A seguito del completamento della fase di avvio dei mercati, il regolamento stabilisce che l’Agcom provveda all’individuazione delle frequenze assegnabili al servizio di radiodiffusione sonora terrestre in tecnica digitale mediante procedure ad evidenza pubblica, sulla base delle norme stabilite con apposito regolamento e fondate su criteri obiettivi, pluralistici, proporzionati, trasparenti e non discriminatori. L’Agcom si è, infine, riservata di adeguare le disposizioni del regolamento all’andamento della fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale e all’evoluzione del quadro normativo nazionale e comunitario.

Conclusioni

La radio condivide con altre piattaforme i propri contenuti e la propria musica e presto giungerà ad utilizzare sistematicamente i dati e le immagini e i dati insieme all’audio. Internet, in particolare, ha permesso il passaggio diretto della radio alla multimedialità in forme originali che probabilmente saranno presto mutuate anche attraverso il sistema digitale Radiofonico terrestre. Molte emittenti nazionali e locali utilizzano infatti Internet per la diffusione contemporanea del loro programma associato alle immagini degli studi e dei conduttori, animatori delle trasmissioni. Internet e la radio permettono, inoltre, la diversificazione dell’offerta musicale. L’introduzione dei più recenti standard per la diffusione hertziana in tecnica digitale della radio sono pertanto d’interesse per tutti i soggetti coinvolti nella digitalizzazione della radiofonia: per gli utenti, per i vantaggi in termini di qualità di ricezione e per la possibilità di usufruire di tutta una serie di servizi innovativi tramite i nuovi ricevitori digitali, per i produttori, per via della possibilità di trasmettere molteplici contenuti (multicanalità) e in quanto i servizi dati di tipo broadcast permetteranno di creare ulteriori modelli di business ed, infine, per i regolatori, che tramite opportuna pianificazione frequenziale, potranno favorire un utilizzo efficiente della risorsa radioelettrica. Le esperienze internazionali hanno dimostrato l’opportunità di offrire nuovi contenuti per stimolare l’acquisto da parte degli utenti di ricevitori digitali, per sfruttare sia i contenuti esistenti che integrano e migliorano con la digitalizzazione, sia i nuovi progetti editoriali. Appare necessario, com’è già accaduto ad altri media, che anche la radio evolva la propria diffusione hertziana anche in tecnica digitale per superare le limitazioni della diffusione radiofonica analogica hertziana e pervenire a offerte radiofoniche compatibili in termini di multimedialità con quelle presenti in rete. La tecnologia digitale, pertanto, compresa quella terrestre di prossima introduzione, è la risposta dei media al cambiamento in atto.