PROCESSO MEDIASET SUI DIRITTI TV: 4 PASSAGGI PER UN FILM. PER I PM SI TRATTA DI FONDI NERI

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La tv sarebbe solo un pretesto. L’acquisto dei diritti tv per film e contenuti serviva per creare fondi neri. È questa l’opinione dei magistrati.
«Chiedo la condanna dell’imputato Silvio Berlusconi a 3 anni e 8 mesi per frode fiscale». Suona così la requisitoria dei pm De Pasquale e Spadaro. Adesso sarà il giudice a decidere in autunno. Intanto il 2 luglio ci sarà un’udienza per la difesa.
Stiamo parlando di un processo lungo iniziato nel 2005 (ben 7 anni per arrivare alla sentenza di primo grado). Come scrive L’Unità « in mezzo ci sono due lunghe interruzioni, quasi due anni per lodo Alfano e legittimo impedimento, varie eccezioni, cambio di collegi, ricusazioni di giudici, eccezioni di costituzionalità, modifiche in corso d’opera del codice penale». È passata tanta acqua sotto i ponti. Le imputazioni iniziali erano appropriazione indebita, falso in bilancio, ricettazione, riciclaggio, frode fiscale. È rimasta “attiva” solo l’ultima. Il falso in bilancio è stato “depenalizzato” (la pena stata ammorbidita, ma rimane ancora un illecito) dal secondo governo Berlusconi (qualcuno si è anche indignato per le leggi ad personam). Per il resto ci ha pensato la prescrizione.
Dunque solo la frode fiscale per il triennio 2001-2003. Si tratterebbe di 40 milioni di euro creati attraverso una rete di passaggi finalizzato a creare una sorta di fondo nero per le tangenti.
Ovviamente Berlusconi nega. «Una richiesta assurda. Dove avrei trovato il tempo e il modo per interferire su Mediaset per eludere il fisco per una cifra inferiore all’1% dell’imponibile dichiarato?», lamenta il Cavaliere.
Il processo fa parte di una macchina giudiziaria imponente che ha radici antiche. I pm credono che già tra il 1994 e il 1998 la compravendita dei diritti tv fosse usata, attraverso catene di vendita fittizie, per creare fondi neri: 368 milioni di dollari su un volume totale di un miliardo. Centrale in tutto ciò sarebbe stato il Gruppo B Fininvest: decine di società estere off-shore finalizzate a creare transazioni fittizie per gonfiare i costi. Ecco che il processo si interseca con quello All Iberian (società off-shore creata da un cugino di Berlusconi) e con quello Mills, l’avvocato inglese accusato di aver preso soldi per non mettere nei guai Mr. B.
Ritornando alla galassia di società, secondo i pm, erano intestate a dei prestanome (tra cui anche i figli), ma a gestirle sarebbe stato Berlusconi. «C’è la sua impronta digitale», affermano i magistrati. Ma non solo la sua. L’intermediario principale sarebbe Franck Agrama, uomo d’affari egiziano legato a doppio filo con molti processi “berlusconiani”. Agrama avrebbe acquistato con la proprie società i diritto tv per film e serie tv per poi rivenderli alla Fininvest a tre volle il prezzo originario. «Spezzettamenti inutili, l’acquisto poteva essere diretto», affermano i magistrati. In effetti i numeri sono emblematici: «circa 3 mila titoli di film con 12 mila passaggi contrattuali. 4 passaggi per ogni film».
Se il processo è iniziato nel 2005, le indagini hanno origine nel 2001 grazie ad una rogatoria chiesta anni prima per il processo al consolidato Fininvest. I magistrati cercarono informazioni in mezzo mondo, in ben 12 Paesi tra cui Lussemburgo, Regno Unito, Bahamas, Isole Vergini, Usa, Malta, Isola di Man e Svizzera. Proprio dal quest’ultima arrivarono dei conti bancari delle società off-shore Century One e Universal One. Da queste si apre una “crepa”.Ecco che i pm formulano il capo d’imputazione: appropriazione indebita di «risorse finanziarie della Società Fininvest Spa e, dal ’95, di Mediaset spa mediante plurime operazioni di trasferimento di ingenti somme di denaro». Il tutto tramite società e conti corrente gestiti dai fiduciari dell’ex premier.
Nel 2005, all’inizio del processo, si parlava di 277 milioni di dollari, 9,4 miliardi di lire, 13,5 milioni di franchi svizzeri, 2 milioni di franchi francesi, 548.000 fiorini olandesi, a cui si aggiungono altre somme ancora da «quantificare». Per l’accusa, invece, la presunta frode fiscale ammonterebbe a oltre 120 miliardi di lire. Per il falso in bilancio si parlava di 170 milioni di dollari.
Di tutto ciò sono rimasti “solo” 40 milioni frode fiscale per il triennio 2001-2003. Rimangono tanti gli imputati. De Pasquale ha chiesto altre dieci condanne: 6 anni per il fondatore di Banca Arner, Paolo Del Bue, accusato di riciclaggio; 5 per Erminio Giraudi, 4 per Carlo Rossi Scribani. Per Daniele Lorenzano e Frank Agrama la richiesta è di 3 anni e 8 mesi mentre per Fedele Confalonieri la pena richiesta per frode fiscale è di 3 anni e quattro mesi. Infine, 3 anni per Marco Colombo, Giorgio Dal Negro e Manuela De Socio, e 2 anni e 6 mesi per Gabriella Galetto.
Tanto materiale per i giudici!

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