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Padre Benanti e l’intelligenza artificiale: “C’è differenza tra innovazione e sviluppo”

Padre Benanti e l’intelligenza artificiale. Secondo il presidente del comitato per l’intelligenza artificiale presso il dipartimento per l’Informazione e l’editoria in seno alla presidenza del consiglio dei ministri, quella dell’Ai è una sfida tutta da costruire. Nel senso che “abbiamo bisogno di spazi nei quali diverse competenze, diversi attori e diverse prospettive si confrontino per fare emergere una visione quanto più possibile condivisa”. Occorre, pertanto, che le menti migliori si uniscano per immaginare un futuro che sia diverso dalla tecnocrazia basata sull’algoritmo che alcune major digitali sognano di realizzare. Padre Benanti è consapevole del fatto che “grazie a questo processo c’è distanza tra innovazione e sviluppo”. Quale? La spiega: “L’innovazione è qualcosa di tecnico ma è profondamente ambigua. La bomba atomica, ad esempio, era profondamente innovativa ma i suoi effetti li conosciamo. Lo sviluppo invece ha bisogno di alcune caratteristiche, ad esempio l’innovazione diventa sviluppo se prende in considerazione le generazioni o se prende in considerazione le peculiarità del territorio o le differenze. Il dibattito tra innovazione e sviluppo in relazione all’intelligenza artificiale – dice ancora Padre Benanti –  è la parte da costruire ed è un percorso molto importante in questo momento”. L’obiettivo di fondo rimane lo stesso: “C’è la capacità di interrogare questa trasformazione dell’IA per fare in modo che non causi squilibri”.

Padre Paolo Benanti è intervenuto durante l’evento Intelligenza Artificiale: il nuovo Rinascimento organizzato dal gruppo Il Sole 24 Ore.

Luca Esposito

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