«Di fronte a dinamiche sempre più evidenti, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti rileva con preoccupazione le dimensioni e i rischi delle trasmissioni radio-tv a carattere informativo che, affidate a persone prive di competenze giornalistiche e di vincoli deontologici, diffondono nell’opinione pubblica la convinzione che si possa fare informazione nella totale assenza di regole». È l’allarme contenuto nell’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, riunito a Roma ieri e oggi in seduta straordinaria. «Il problema – si legge nell’ordine del giorno – è tanto più serio in quanto molti programmi sono sottratti alla responsabilità, anche indiretta, di un iscritto all’Ordine.
Da anni ci troviamo di fronte a forme miste tra giornalismo e altri generi come l’infotainment, rispetto alle quali non sono state date risposte univoche, anche in relazione al cosiddetto potere diffuso degli Ordini regionali. Ne son conseguite da un lato situazioni di incertezza dei diritti e delle possibilità di controllo deontologico, dall’altro nelle reti televisive sono nate redazioni, senza contratto giornalistico e senza un responsabile, come la legge prevede, quando l’attività è quella informativa. Il fenomeno è in espansione e sarà sempre più incidente sulla professione, man mano che si attueranno le trasformazioni che le attuali (e future tecnologie) impongono. Bisogna porsi il problema di regolamentare le figure di confine, perchè sul tema le stesse aziende editoriali sono restie a trattare col sindacato, fin tanto che non cambierà la normativa di legge sull’accesso o, non cambiando, non saranno chiare le scelte dell’Ordine».
Secondo l’Ordine dei giornalisti, «è diventato un grave problema anche il tentativo degli editori di mascherare il lavoro subordinato con le più svariate forme di lavoro autonomo (co.co.co., fi nti co.co.pro., cessione del diritto d’autore, autore testi, programmisti registi, ecc.) allo scopo di risparmiare denaro grazie alla differenza tra le due diverse tipologie di rapporto che consente di elargire a giornalisti di fatto, ma non di diritto, una retribuzione media inferiore al dovuto. In questi casi zero ferie, zero indennità di malattia, zero indennità di maternità, zero Tfr, zero ex fissa, zero indennità di infortunio, zero previdenza complementare, nonchè minori contributi previdenziali che si tradurranno poi in una futura pensione quasi insignificante da parte dell’Inpgi. In simili contesti saltano talora le regole del comportamento professionale e deontologico». In particolare, conclude l’ordine del giorno, «nel mondo dello sport, che rappresenta uno dei settori dove girano più soldi per chi va in video, dilaga una giungla di contratti diversi, mirati, non di rado, all’affare commerciale più che al rispetto dei diritti degli utenti, delle leggi e dei regolamenti».
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