Categories: Giurisprudenza

MANOVRA BIS/ ECCO COSA CAMBIA PER I GIORNALISTI

La riforma degli ordini professionali è uno degli elementi della manovra economica approvata di recente dal Parlamento italiano. La legge 148/2011, che ha convertito il decreto legge n. 138 del 13 agosto scorso introduce alcune novità che riguardano, tra le altre professioni, anche quella giornalistica. Uno dei punti più contestati è l’equiparazione dell’attività giornalistica alle “attività economiche”. In particolare, il comma 5 dell’articolo 3 della manovra prevede che «gli ordinamenti professionali dovranno essere riformati entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto». Questa riforma, che affianca quella già in discussione in Parlamento, dovrà muoversi secondo alcuni principi, primo tra i quali quello secondo cui «l’accesso alla professione è libero e il suo esercizio è fondato e ordinato sull’autonomia e sull’indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnica, del professionista. La limitazione, in forza di una disposizione di legge, del numero di persone che sono titolate ad esercitare una certa professione in tutto il territorio dello Stato o in una certa area geografica, è consentita unicamente laddove essa risponda a ragioni di interesse pubblico, tra cui in particolare quelle connesse alla tutela della salute umana, e non introduca una discriminazione diretta o indiretta basata sulla nazionalità o, in caso di esercizio dell’attività in forma societaria, della sede legale della società professionale». Quindi, questa disposizione non risparmierà l’Ordine dei giornalisti, anche se dovrà verificarsi la compatibilità con l’articolo 33 della Costituzione, che prevede un esame di Stato per l’iscrizione a un ordine professionale.
A difesa dell’Ordine si è schierato il Consiglio nazionale, che in una riunione svoltasi a Roma il 21 settembre, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno sul tema. Con questo atto, si impegna il presidente «a costituire un gruppo ristretto di consiglieri, affiancati da esperti giuristi – avvalendosi del contributo di idee dell’intero Consiglio – con il preciso mandato di elaborare un testo che consenta, anche alla luce delle novità legislative riguardanti l’ordinamento della professione giornalistica, di tutelare l’autonomia disciplinare dell’Ordine, la sua indipendenza, la sua attuale natura di Ente di diritto pubblico di cui fanno parte sia giornalisti professionisti che giornalisti pubblicisti».
Altre norme contestate sono quelle inserite ai punti e) e f) del comma 5. Il primo punto prevede che il professionista stipuli idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale. «Il professionista deve rendere noti al cliente, al momento dell’assunzione dell’incarico, gli estremi della polizza stipulata per la responsabilità professionale e il relativo massimale». Infine, l’ultimo punto di questo comma limiterebbe l’Ordine dei giornalista alla sola funzione di tenuta degli albi professionali, con il risultato sia di sminuire il suo ruolo previsto con la legge istitutiva del 1963, che di vanificare il progetto di riforma, approvato ad inizio agosto dalla commissione Cultura della Camera dei Deputati in sede legislativa. «Gli ordinamenti professionali dovranno prevedere – si legge al punto f) del comma 5 – l’istituzione di organi a livello territoriale, diversi da quelli aventi funzioni amministrative, ai quali sono specificamente affidate l’istruzione e la decisione delle questioni disciplinari e di un organo nazionale di disciplina. La carica di consigliere dell’Ordine territoriale o di consigliere nazionale è incompatibile con quella di membro dei consigli di disciplina nazionali e territoriali. Le disposizioni della presente lettera non si applicano alle professioni sanitarie per le quali resta confermata la normativa vigente».
Gianluca De Martino

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