Tante priorità ci attendono fedeli a settembre. Lavoro, credito alle aziende, emigrazione, sicurezza, rilancio dell’Italia nel mondo, pensioni, riforme del mercato per citarne solo alcune. Nella lista non c’è l’aggressività dei media contro la politica, il governo o l’opposizione. Sommando l’efficacia della maggioranza all’inanità del centro-sinistra, il conflitto di interessi del premier Berlusconi è ormai fuori dall’agenda: si poteva fare una legge, la sinistra non ne è stata capace, l’opinione pubblica è passata ad altro. Ma insistere, come fa il primo ministro, che i mali del paese derivino da un solo telegiornale Rai o da giornali liberamente in edicola è sbagliato. Una volta può essere lo sfogo di un leader stufo di campagne personali. A ripetizione rende l’aria pesante. Tenta al conformismo chi lavora nell’informazione e questo non è mai un bene. La storia delle società aperte dimostra quanto sia indispensabile il confronto senza filtri o censure. Insistere ad attaccare i media non è ne elegante, ne opportuno. Il governo rifletta sulle critiche, quando fuor di luogo le respinga, quando utili le assuma. E la miglior medicina, si chiama democrazia.
(Dalla rassegna stampa ccestudio.it)
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