La nostra libertà di stampa è precipitata nel pacchetto delle nazioni in libertà vigilata “a causa del premier che controlla gran parte dei media pubblici e privati”. Retrocessi al 32° posto dal rapporto Freedom House, istituzione di Washington per la difesa della democrazia nel mondo. In compagnia di Israele, Taiwan, Honk Kong. In coda nei paesi G8 ma anche G20, G30. Agenzie e giornali Usa accompagnano la bocciatura dell’Italia di Berlusconi con la notizia della libertà che dal primo maggio si è irrobustita nel Brasile di Luia: Brasilia cancella le regole sopravvissute alla dittatura militare, più o meno le stesse che Roma prova a ripristinare. Giornali e Tv di San Paolo e di Rio possono indagare e pubblicare senza batticuori. Quando sbagliano i tribunali decidono nel rispetto della costituzione. Niente galera o multe astronomiche per polverizzare editori di carta e Tv.
Chi tace è salvo. Se il Brasile 1967 affidava la repressione alle polizie, altri paesi dalle democrazie incerte usano la pubblicità per mandare in rovina chi non ci sta. Avvertono le grandi imprese invogliate dalle grandi opere: se regali pagine e spazi agli indisciplinati che raccontano tutto, con i nostri appalti hai chiuso. (Dalla rassegna stampa ccestudio.it)