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L’ADDIO A GIORGIO BOCCA

È il giorno dell’addio a Giorgio Bocca. Il sole ha illuminato la mattinata triste di martedì 27 dicembre e a Milano, in via Giovannino De Grassi, dove il giornalista risiedeva, è stato un viavai di colleghi e amici che sono arrivati in visita alla famiglia per l’ultimo omaggio al giornalista nel giorno del suo funerale. «È stato un grande montanaro che non la mandava a dire a nessuno» ha ricordato Umberto Eco giunto nell’abitazione milanese del giornalista scomparso il giorno di Natale.
Il corteo funebre è partito, diretto alla vicina basilica di San Vittore. La bara del giornalista è stata adornata con un cuscino di fiori variopinti e posta sul carro, seguito dai familiari e da tanti colleghi. Tra gli altri, il direttore di Repubblica Ezio Mauro a braccetto con Natalia Aspesi, Gad Lerner, Umberto Eco, Gian Antonio Stella, Marco Travaglio, Daria Bignardi e Ottavio Missoni con la moglie. Nel corteo era presente anche un partigiano che non ha combattuto con Bocca, bensì nell’Oltrepo Pavese, che ha comunque voluto rendergli omaggio.
Un applauso ha salutato l’arrivo del corteo funebre con il feretro del giornalista Giorgio Bocca da colleghi e persone in attesa sul sagrato che sono poi entrati in chiesa. Numerosi gli esponenti del giornalismo italiano, come il presidente dell’Ansa e della Federazione editori (Fieg) Giulio Anselmi: «è stato uno dei grandi giornalisti di questi decenni: era un uomo di coraggio, dal carattere fermo e deciso e di grande intelligenza», il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, Massimo Fini, Piero Colaprico. Tante anche le personalità del mondo della politica e della cultura come l’ex ministro Virginio Rognoni, e il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, che ha ricordato «la grande attenzione che Bocca ha sempre dedicato a me e al mio lavoro» e alcuni degli articoli del giornalista novantunenne, come ad esempio «l’intervista, fondamentale e bellissima, al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, del 10 agosto 1982 che uso quasi come testo scolastico in tutte le scuole dove vado a parlare di mafia».
«Uno dei più grandi di tutti, che ci ha fatto conoscere l’Italia nel dopoguerra», lo ha definito Gian Antonio Stella. Un uomo curioso che ha scritto cose formidabili e che non ha mai avuto paura di prendere posizione anche a rischio di sbagliarsi» ha continuato. Presente anche Gad Lerner che ha preferito però non fermarsi a parlare con i giornalisti.
Prima della partenza del corteo, anche la figlia Nicoletta ha parlato del compianto papà: «Lascia un vuoto, mi auguro che qualcuno presto prenda il suo posto». Un invito perchè si facciano avanti i ragazzi con «la misura, la lucidità e il cuore che lui aveva» ha proseguito la figlia. Da lui, il figlio di Nicoletta, Pietro, ha «imparato l’onestà» ha aggiunto.
In una basilica gremita di amici e colleghi, don Roberto Vignolo ha definito Giorgio Bocca «un partigiano della parola. Non è stato qualcuno che ha lavorato con le parole, ma che ne ha onorato la dignità, la potenza e il valore». Anche Natalia Aspesi lo ha definito un «esempio di giornalismo». Dopo aver finito di parlare la giornalista è inciampata scendendo dall’altare, ma si è subito rialzata. Tutti hanno applaudito e qualcuno ha intonato ‘Bella ciao’ mentre il carro funebre con la bara di Giorgio Bocca si allontanava dalla Basilica di San Vittore in Corpo. La salma di Bocca è destnata ora ad essere cremata, le ceneri tumulate in Val d’Aosta.

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