Il Corriere di Tunisi, ultimo baluardo del giornalismo in lingua italiana nei paesi arabi, ultima voce tricolore sull’altra sponda del Mediterraneo, per scarsità di fondi rischia ora di zittire cancellando una storia unica a cavallo del Mediterraneo.
Giulio Finzi, rilegatore di professione, livornese, carbonaro, sbarcò a Tunisi dopo il fallimento dei moti carbonari del 1820-1821. Nel 1829 aprì la prima tipografia privata della Tunisia, con sede nella Medina della capitale, nel quartiere detto “franco”. Con un gruppo di emigranti italiani contribuì alla modernizzazione del paese, partecipando alla costruzione di infrastrutture, ospedali, scuole e banche. E anche alla fondazione di quello che è, ancora oggi, il Corriere di Tunisi.
Era il 1869 quando venne dato alle stampe il primo numero del giornale. Ma durò pochi anni. Nel 1881, quando la Tunisia divenne un protettorato francese il Corriere di Tunisi cessò le pubblicazioni. Un silenzio lungo, dovuto anche alla volontà da parte delle autorità coloniali francesi di vietare, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, qualsiasi pubblicazione in lingua italiana.
Fu con l’indipendenza della Tunisia, nel 1956, che il Corriere di Tunisi riprese ad uscire con regolarità dando alla folta comunità italiana, nel dopoguerra erano circa 80 mila gli italiani residenti in Tunisia, una voce libera.