Il Tribunale di Bari ha omologato il piano di ristrutturazione dei debiti dell’Agenzia di stampa Dire, segnando un momento chiave nella vicenda editoriale dell’agenzia. È un provvedimento formale, ma con conseguenze concrete per il futuro del servizio e per i rapporti con le istituzioni.
L’Agenzia Dire che opera sul mercato dal 1988 è da anni un una situazione di grave tensione finanziaria. Dalla primavera del 2022, la proprietà editoriale è guidata dall’imprenditore Stefano Valore di Villanueva de Castellòn, figura nota nel settore della comunicazione e dell’editoria digitale. In questo periodo l’agenzia ha avviato diverse iniziative di rilancio e progetti di sviluppo, ma senza riuscire a superare la crisi strutturale. La Dire ha accumulato debiti e si è trovata nella condizione di chiedere una ristrutturazione giudiziale con il Tribunale. Nel 2024 per provare a migliorare la situazione anche sotto il profilo reputazionale, è stato nominato come direttore editoriale Davide Vecchi.
La crisi si è tradotta in ritardi nei pagamenti e in una crescente incertezza occupazionale per i giornalisti. I contratti di servizio, in particolare quello con la Presidenza del Consiglio dei ministri, sono stati sospesi, aggravando la situazione finanziaria dell’agenzia.
Con il decreto di omologazione, il piano di rientro dei debiti diventa operativo. Questo atto consente all’editore di riaprire il confronto con le istituzioni, incluso quello sulla riattivazione del contratto di servizio con Palazzo Chigi.
Il sottosegretario con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini, ha espresso apprezzamento per il provvedimento giudiziario e ha annunciato che, una volta ufficializzato l’atto di omologazione, sarà possibile riattivare la procedura per l’erogazione del servizio alla Presidenza del Consiglio.
Barachini ha anche precisato che gli uffici esamineranno eventuali questioni pregresse legate alla sospensione e al ripristino del servizio, avvalendosi, se necessario, degli organi consultivi dello Stato per valutare la documentazione dell’editore.
La Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi) e le Associazioni di stampa regionali hanno accolto con favore l’omologa. I sindacati vedono in essa l’opportunità di dare stabilità a una redazione che ha attraversato mesi difficili.
Tuttavia, i rappresentanti dei giornalisti hanno ribadito richieste precise: la regolarizzazione immediata del pagamento degli stipendi, il saldo degli arretrati e certezze occupazionali per il futuro. Hanno inoltre sollecitato il governo e la Presidenza del Consiglio a velocizzare le verifiche sulla documentazione necessaria per la ripartenza del contratto di servizio.
La Fnsi ha sottolineato che il personale giornalistico ha bisogno di tranquillità dopo mesi di tensioni, incertezze e ritardi nei pagamenti.
L’omologazione del piano di ristrutturazione non risolve da sola tutte le criticità. La Dire resta un’agenzia in un mercato della comunicazione in trasformazione, dove il ruolo delle agenzie di stampa è messo alla prova dalle dinamiche digitali, dai modelli di business e dai rapporti con i committenti pubblici e privati.
Per molti analisti, la ripartenza della Dire dipenderà non solo dal piano di rientro dei debiti, ma anche da una nuova strategia editoriale e dalla capacità dell’agenzia di consolidare il proprio rapporto con lo Stato e con gli altri grandi utilizzatori di notizie istituzionali.







