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IL DIGITALE TERRESTRE MOSTRA LE PRIME SCONFITTE

Un forte dubbio, sta serpeggiando fra gli operatori del settore. Da Mediaset alla Rai, si teme che, dopo infiniti rimandi, il digitale terrestre, che incontra più difficoltà del previsto, si riveli una tecnologia obsoleta, costosa e limitata. Le difficoltà sono evidenti in Sardegna, dove, dopo lo switch off di ottobre, molte zone accusano seri problemi di ricezione: non si vede ancora il nuovo ma non si vede più neanche il vecchio.
I problemi riguardano: la scelta tra i vari tipi di decoder in commercio; la sintonizzazione dei canali (non è impresa facile perchè molte antenne vanno sostituite o ripuntate e comunque liberate dei vecchi filtri); la tecnologia del digitale che è pesante ed ha bisogno di molti trasmettitori, più potenti e più capaci dei vecchi. Ma la cosa più preoccupante è che per mantenere attivi questi trasmettitori, ci vuole un enorme impiego di energia, in un Paese dove l’energia si compra a caro prezzo.
Inoltre, c’è un problema di investimenti: impiantare il digitale terrestre costa. Bisogna comprare nuove frequenze, bisogna alimentare i trasmettitori, bisogna programmare nuovi decoder interattivi… ma in Rai non c’è una lira. Non a caso lo sviluppo del digitale è asimmetrico, sia dal punto di vista tecnologico che da quello della programmazione. A parte il piccolo miracolo di Rai4, Mediaset è molto più avanti.
Forse, più che il digitale terrestre, la vera rivoluzione, per l’Italia, sarebbe l’introduzione del WiFi che permetterebbe di usufruire dei vantaggi della Rete in ogni situazione e di facilitare l’integrazione fra televisore, pc e palmare. O, in alternativa, la banda larga via satellite. Per il momento, chi si sta arricchendo, grazie al digitale terrestre, è Sky, che, in Sardegna, ha aumentando il normale trend dei propri abbonamenti.
Fabiana Cammarano

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