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I GIORNALAI CHIEDONO UNA RIFORMA PER SUPERARE LA CRISI

Si è aperto venerdì a Montesilvano, in provincia di Pescara, una tavola rotonda sui problemi della distribuzione e della vendita della stampa. Prezzi di copertina troppo bassi, diffusione capillare delle freepress e una legislazione lontana dalle nuove esigenze del mercato. Questi i temi cardine del congresso organizzato dal Sinagi Cgil, il sindacato nazionale dei giornalai, che conta circa 15 mila iscritti in tutta Italia.
La flessione nella vendita dei quotidiani e l’arrivo di quelli gratuiti hanno fatto registrare, nel mese di giugno di quest’anno, un calo degli incassi del 25%, rispetto allo stesso periodo del 2007. Una flessione che aumenterà a fine anno. La crisi del settore editoriale, dunque, c’è e si fa sentire anche sul comparto della distribuzione. Le cifre parlano chiaro, come spiega Ermanno Anselmi, segretario generale uscente del sindacato: “L’anno scorso in Italia hanno chiuso 17 agenzie locali. Se prima ogni regione aveva in media otto-dieci distributori, oggi ce ne sono solo quattro o cinque, con un conseguente rallentamento del lavoro di consegna. In meno di dieci anni 6 mila rivenditori hanno chiuso i battenti”.
Per frenare la crisi il sindacato dei giornalai chiede interventi alla politica e agli editori. “I nostri guadagni arrivano da una percentuale applicata sul prezzo di copertina defiscalizzato – spiega Anselmi – che dal 1994 si aggira intorno al 19%. Oggi però vige una politica editoriale che tende a mantenere bassi o a tagliare i prezzi di copertina. In questo modo i nostri redditi continueranno a calare. Quello che chiediamo alla categoria degli editori è di rivedere la percentuale di guadagno”.
Sul piano legislativo, invece, il rinnovamento richiesto dal sindacato riguarda l’obbligo di parità di trattamento delle testate quotidiane e periodiche, stabilito da una legge del 1981. “Noi non possiamo scegliere né la quantità né la tipologia del prodotto – conclude il segretario – perché la legge vuole tutelare il diritto dei lettori al pluralismo. Questa condizione ci espone sul piano finanziario perché dobbiamo anticipare i soldi. Noi chiediamo che il governo intervenga a garanzia di una maggiore attenzione sulla quantità del prodotto che arriva ai giornali, in considerazione del fatto che la domanda va diminuendo”.
Fabiana Cammarano

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