La misura decisa dal Governo ha un indubbio rilievo sociale, che deve riguardare anche i giornalisti autonomi collaboratori, titolari di solo reddito autonomo, la gran parte dei quali è costretta a vivere una condizione di precarietà che la congiuntura attuale rende ancora più debole, determinando interruzioni traumatiche dei rapporti di collaborazione e quindi assenza di reddito per lungo tempo. Giustizia sociale vuole che essi vengano considerati, in termini di protezione sociale, sullo stesso piano degli altri lavoratori autonomi. Occorrerà dunque che il Governo si faccia carico dell’opportuna specificazione normativa, evitando problemi del passato che hanno costretto a defatiganti iniziative per correggere distorsioni forse solo apparentemente di natura tecnica.
Recentemente abbiamo avuto modo di proporre questa problematica al Ministro del Lavoro, Sacconi ed al sottosegretario Bonaiuti, i quali avevano dato massima disponibilità ad un intervento ispirato a principi di equità. La Federazione Nazionale della stampa si attende che anche questo elemento diventi un tassello della costruzione di un sistema di ammortizzatori sociali che non faccia figli e figliastri e che, per quanto riguarda l’editoria, possa essere utilmente aggiornato attraverso un puntuale confronto con le parti sociali.”
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