Una «ingiusta condanna a morte». Così la Federazione nazionale della stampa giudica la decisione dell’editore di ‘Liberazione’ di chiudere la pubblicazione del quotidiano dal primo gennaio che ha portato alla rottura delle trattative. «I tagli all’editoria e non solo. La progressiva e drastica riduzione dei fondi, la continua incertezza della loro entità, l’indeterminatezza delle cifre negli ultimi anni avevano già messo a dura prova la possibilità di resistenza di molte testate, e tra queste ‘Liberazione’, storico giornale del partito della Rifondazione Comunista. Ma ora la decisione di chiudere la pubblicazione a partire dal primo gennaio da parte dell’editore del partito della Rifondazione comunista, Mrc, suona – denuncia il sindacato dei giornalisti – come una ingiusta condanna a morte. Suscita sconcerto la grave scelta che fa piazza pulita di un’esperienza editoriale significativa nella diffusione delle grandi idee politiche, della cooperazione e dei posti di lavoro di decine di famiglie di giornalisti, poligrafici e impiegati. La durezza della determinazione a chiudere con il 31 dicembre, espressa oggi di nuovo dall’editore in sede sindacale, non trova giustificazione neanche nella più grigia e cupa decisione dei tagli dei fondi all’editoria. E’ una rinuncia e nello stesso tempo, per come è espressa, una sorta di infanticidio plurimo di figli considerati ‘illegittimi’».
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