Ferragosto e polemiche a Modena: il cadavere scoperto (e dimenticato) e i giornalisti

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Toghe, l'abito dei magistrati

Le vie della cronaca si vanno assottigliandosi sempre di più, l’ultima polemica arriva da Modena dove è stato rinvenuto un cadavere ma la Procura, stando alle accuse dei giornalisti, ne avrebbe dato notizia solo diciotto giorni dopo. Un fatto che ha mandato su tutte le furie l’Assostampa dell’Emilia Romagna che, insieme all’Ordine dei giornalisti e all’associazione della Stampa di Modena ha denunciato l’accaduto esprimendo “profonda preoccupazione per l’ennesimo episodio che conferma una tendenza allarmante alla limitazione del diritto di cronaca da parte della Procura di Modena”.

La vicenda viene ripercorsa in una lunga nota che spiega: “Il recente caso del ritrovamento del corpo di un uomo, reso noto solo 18 giorni dopo e attraverso un comunicato estremamente sintetico rappresenta un grave vulnus per la trasparenza e per il corretto rapporto tra istituzioni e cittadini. Il comunicato della Procura non riporta elementi essenziali per comprendere le circostanze del fatto. Tutto questo avviene mentre non si esclude l’ipotesi di omicidio”. Per i giornalisti si tratta di “una comunicazione lacunosa non solo alimenta incertezza e sfiducia nell’opinione pubblica, ma ostacola anche il lavoro dei giornalisti, che hanno il compito di garantire ai cittadini un’informazione completa, accurata e tempestiva”.

Ecco, il problema è proprio questo. Senza giornalisti, senza informazioni dove sta la democrazia? Se lo chiedono anche sindacato e Ordine, secondo cui “in un sistema democratico trasparenza e tempestività devono prevalere. Le Procure, soprattutto in casi di evidente rilevanza pubblica, hanno il dovere di informare tempestivamente e in modo esaustivo”. Le cose, però, non stanno andando così: “Al contrario, da tempo si assiste a un progressivo deterioramento del rapporto tra stampa e inquirenti: le occasioni di confronto diretto sono pressoché scomparse, sostituite da comunicazioni tardive e frammentarie. Ribadiamo che il diritto a essere informati è un diritto fondamentale dei cittadini e chiediamo con forza un cambio di rotta: serve maggiore trasparenza, tempestività e disponibilità al confronto. Solo così sarà possibile garantire un’informazione responsabile, nel pieno rispetto dei diritti di tutti e della verità dei fatti. Siamo al fianco dei colleghi impegnati quotidianamente a svolgere il proprio lavoro con professionalità e rigore deontologico e continueremo a vigilare affinché il diritto a una corretta informazione non venga sacrificato”.

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