DE BORTOLI FA IL BIS A VIA SOLFERINO

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Oggi cadrà il velo che copre il nome del nuovo direttore del Corriere della Sera. Un velo, per la verità, di carta velina visto che, da almeno una settimana è noto il nome del candidato. Si tratta di Ferruccio De Bortoli, 55 anni, attuale direttore de Il Sole 24 Ore, quotidiano economico di proprietà della Confindustria. Sul suo nome, a quanto pare, è stata trovata l’unanimità all’interno del parlamentino dei grandi soci del Corriere che oggi renderà ufficiali le decisioni. De Bortoli prenderà il posto di Paolo Mieli ripetendo il copione di dodici anni fa. Anche nel 1997 Mieli era andato via per lasciare il posto a De Bortoli. Oggi la replica visto che, dal dicembre 2004 Mieli era tornato al vertice del quotidiano di via Solferino chiudendo la breve, e non proprio fortunata parentesi di Stefano Folli. Nel frattempo De Bortoli era andato a dirigere il quotidiano della Confindustria. Nel marzo 2009 le loro strade tornano a incrociarsi con il nuovo passaggio del testimone.

Ma il gioco degli specchi fra Mieli e De Bortoli non si ferma qui. Contrariamente alle previsioni l’attuale direttore del Corriere non occuperà la poltrona di presidente di Rcs Quotidiani (la scatola da cui dipendono Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport). Magari lo avrebbe anche desiderato. Tuttavia la sua ombra sarebbe stata troppo ingombrante per il successore. Così c’è stato un cambio di programma. Secondo le indiscrezioni dell’ultima ora Mieli dovrebbe andare a dirigere la Rcs Libri. Singolare destino: anche De Bortoli, dopo il primo turno di direzione al Corriere (e in attesa di volare verso Il Sole) era stato parcheggiato alla divisione libri. Sembra che la matassa del destino leghi i due big del giornalismo italiano in maniera inestricabile. Di più: sembra che a unirli sia una sorta di gemellaggio siamese. Si alternano sempre nelle stesse posizioni.

In realtà quello che emerge è la mancanza di fantasia ai piani alti della finanza italiana. Il parlamentino dei grandi soci di Rcs che raggruppa l’argenteria del capitalismo italiano, non sembra in grado di guardare oltre il proprio naso. Da dodici anni, tranne appunto la breve parentesi di Stefano Folli, non riesce a rompere il cerchio di veti incrociati. Per evitare la paralisi assoluta si limita a giocare di rimessa puntando sempre su Mieli e De Bortoli facendoli ruotare sulle medesime poltrone.

Come unica giustificazione la linea di continuità nella direzione politica del quotidiano assicurata dalla coppia più blasonata del giornalismo italiano. La stessa linea di continuità che dovrebbe guidare le scelte manageriali. L’amministratore delegato, Antonello Perricone, secondo le previsioni, marcia verso la conferma. Contemporaneamente dovrebbero essere appesantite le deleghe di Giorgio Valerio, direttore generale della divisione quotidiani. Un rafforzamento manageriale che serve ad affrontare il difficile piano di risanamento della casa editrice. Non a caso si parla già delle prime cessioni. Sul carrello sembra finito il settimanale popolare “Visto”. Potrebbe interessare a Urbano Cairo che, a quanto pare, vorrebbe la testata. Non anche i giornalisti. Vuole evitare contaminazioni fra la sua casa editrice e gli eccessi sindacali del personale Rcs. In ogni caso è chiaro che in via Solferino è cominciata la stagione dei grandi saldi.

Il trasferimento di De Bortoli in via Solferino aprirà i giochi a Il Sole 24 Ore. Sembra bruciata la candidatura di Roberto Napoletano, attuale direttore de Il Messaggero ed ex vice direttore del giornale della Confindustria. Contro di lui c’è già stata la mobilitazione della redazione. Ma soprattutto la candidatura non pare di gradimento del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.

Così si è aprte la strada per altre candidature. Sul tavolo due nomi: Gianni Riotta, ormai considerato in uscita dal Tg1 e Dario Di Vico, attuale vice direttore del Corriere della Sera con delega sull’economia.

Su entrambi i nomi, però, non sarà semplicissimo costruire il necessario consenso. Su Riotta pesa la mancanza di competenze specifiche oltre allo scarso “feeling” con la maggioranza di centrodestra. Il giornalista palermitano si è occupato soprattutto di politica e di letteratura. Con l’economia non ha avuto che sporadiche relazioni. La sua nomina, probabilmente, imporrebbe il rafforzamento della squadra dei vice direttori.

Ancora più pesanti le incognite su Di Vico. Sul suo nome pesa l’ostilità dichiarata di Berlusconi e, soprattutto di Giulio Tremonti. Di Vico, infatti, viene considerato molto vicino ai salotti milanesi storicamente ostili al Cavaliere. Inoltre l’affinità intellettuale con personaggi del calibro di Francesco Giavazzi gli è costata la simpatia di di Tremonti. La sua nomina certamente non incontrerebbe il gradimento di Palazzo Chigi. L’ultima parola, ovviamente spetta a Emma Marcegaglia. Il presidente di Confindustria si è segnalata per la forte consonanza con il governo. Si giocherà questo favore facendo nomine non gradite a Il Sole? Vedremo. La partita è appena cominciata.

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