La Gazzetta di Parma ha presentato un piano di ristrutturazione che prevede nove esuberi su 41 giornalisti e una serie di misure, tra cui la chiusura della redazione di Fidenza, che rischiano di impoverire notevolmente il giornale. E’ una scelta gravissima e senza precedenti decisa dall’azienda e avallata dal direttore. Certamente il momento dell’editoria è molto difficile. E la Gazzetta ovviamente ne risente. Ma meno di altri giornali: aumentano quote di mercato e numero dei lettori, calano le copie, ma molto meno rispetto ad altri quotidiani. Perché allora ricorrere a tagli così drastici? Per far pagare alla redazione anni di scelte sbagliate compiute dagli amministratori del gruppo Gazzetta di Parma: una sede faraonica e assolutamente inutile, un centro stampa costoso e non adeguato ai tempi, una grafica inappropriata per un giornale locale, dirigenti assunti con elevatissimi compensi e poi allontanati con sontuose buonuscite. Tutte scelte che la redazione ha sempre contestato evidenziandone l’inutilità e i costi enormi che avrebbero gravato per anni sui bilanci. Ma l’azienda non ha mai preso in considerazione le obiezioni dei giornalisti. Di contro, nell’ultimo anno e mezzo, la Gazzetta ha perso tre giornalisti senza che siano stati sostituiti.La redazione è da sempre disponibile ad affrontare le nuove sfide della multimedialità e della riorganizzazione del lavoro per un vero rilancio del giornale e di tutto il gruppo editoriale. Lo dimostra il fatto che quest’estate tutti i giornalisti hanno concorso su invito dell’azienda, con entusiasmo, a formare gruppi di lavoro e a stilare una serie di proposte e di suggerimenti per migliorare la qualità della Gazzetta. Un progetto corposo e circostanziato, ma purtroppo destinato a rimanere lettera morta.Ora quella stessa redazione non può accettare un piano che è una spada di Damocle sul futuro della Gazzetta: il miglioramento dell’informazione non passa certamente attraverso la riduzione del numero dei giornalisti e la chiusura di redazioni locali. Di fronte a questa situazione, i giornalisti hanno chiesto all’azienda e al direttore di ritirare il piano. Avendo incassato un secco rifiuto, l’assemblea dei giornalisti ha affidato al comitato di redazione dieci giorni di sciopero da poter eventualmente utilizzare e ha chiesto di procedere se necessario alla verifica della fiducia al direttore Giuliano Molossi.