Barachini, i media e l’impegno del governo contro le dipendenze

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L’impegno dell’editoria (e del governo) contro le dipendenze a tutela dei più giovani: parla il sottosegretario Alberto Barachini. Che a Roma, durante la Settima Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, prevista dal Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope svoltasi all’Auditorium della Tecnica, ha riaffermato obiettivi e principi per la salvaguardia dei più giovani e la tutela dei più deboli. Quello della droga, che è un incubo, è la punta dell’iceberg delle dipendenze e Barachini, insieme al governo, ha intenzione di contrastare il fenomeno in ogni modo. A cominciare dall’arma forse più efficace di tutte: la prevenzione. “Dall’inizio del mio incarico, con il Dipartimento per l’informazione e l’ editoria abbiamo lavorato ad una comunicazione istituzionale del governo che possa raggiungere i ragazzi dove si informano e dove i loro comportamenti ricevono input più o meno positivi, decisivi per la loro formazione, scegliendo messaggi che utilizzino un linguaggio diretto e attuale”, ha detto il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria. Barachini ha proseguito: “Nelle nostre campagne ha trovato ampio spazio la sensibilizzazione contro le dipendenze da alcol e sostanze stupefacenti, dall’ultima ricerca che abbiamo commissionato emerge un dato allarmante: due giovani su 3 considerano normale il cosiddetto sballo attraverso il consumo di alcol e droghe. Un fenomeno preoccupante che va contrastato anche costruendo una nuova consapevolezza individuale e pubblica”. Una situazione che l’esponente del governo definisce come “la normalità dell’eccesso” spingendolo a interrogarsi su “come i media orientano la cultura giovanile. I dati sciorinati da Barachini riferiscono che ul 32% dei giovani fra i 25 e i 34 anni afferma anche che ubriacarsi è considerato normale nel proprio ambiente, e tra i più giovani (16-24 anni) la percentuale arriva al 50%. “Il dato è critico – osserva Barachini – perché mostra come questo non sia più percepito come un eccesso, ma come una abitudine che porta a fare gruppo. Le conseguenze della evidente confusione tra integrazione e perdita di controllo possono e devono essere portate alla luce grazie ad azioni concrete accompagnate da una comunicazione istituzionale capace di coinvolgere i giovani”.

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