“Azzerare il garante della privacy”, Pd e M5s contro Stanzione

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Se c’è una cosa che unisce, almeno per ora, almeno per un po’, il campo largo è la richiesta di azzerare il Garante della Privacy. Dal Pd e dal Movimento 5 Stelle piovono critiche, accuse e contumelie dopo il caso Ghiglia. Che coinvolgono, adesso, tutto il collegio presieduto dal giurista Pasquale Stanzione. Che, a sua volta, ha avvisato tutti, amici e nemici: da lì non schioda proprio nessuno.

A guidare la carica contro il garante privacy è Giuseppe Conte che usa proprio la parola magica del dibattito: “Azzerare”. E spiega che a seguito dell’inchiesta di Report, evidentemente l’unica bibbia per i Cinque Stelle, “il garante della privacy deve essere azzerato”. Gli fa eco Francesco Boccia, capogruppo al Senato dei democratici. Che tuona: “Non c’è nessuna contraddizione nel chiedere oggi le dimissioni dei vertici del Garante della privacy”. Si riferisce, Boccia, al fatto che l’attuale composizione dell’organismo discende proprio dall’accordo politico dell’ex maggioranza Pd-M5s: “I componenti vengono eletti dal Parlamento, non dal governo, proprio per garantirne l’indipendenza. Il punto non è chi li ha nominati, ma come interpretano oggi il loro ruolo. Quando si viene eletti una autorità di garanzia non si rappresenta un partito. Agostino Ghiglia è stato indicato da Fratelli d’Italia, non da noi. È lo stesso che si è scagliato contro Report e ha visitato la sede di FdI prima di multare la trasmissione. Quanto al presidente Pasquale Stanzione non rappresenta il Pd di oggi”. Passato il santo, passati i leader, passata la festa.

Lui, Stanzione, non ha la minima intenzione di abbandonare la barca: “Il collegio del Garante non presenterà le proprie dimissioni” e, al Tg1, ribadisce che le accuse “sono totalmente infondate” dal momento che “non vi è stata mai una decisione del garante” che non sia stata presa “in piena indipendenza di giudizio”. Altro che azzerare il Garante privacy: “La narrazione del garante come subalterno alla maggioranza di governo è una mistificazione che mira di legittimarne l’azione, specialmente quando le decisioni sono sgradite o scomode”.

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