A quanto pare, seppur nel testo della manovra non ci sia alcuna menzione esplicita, gli unici a essere “liberalizzati” sono loro, gli edicolanti. I rivenditori di giornali e periodici, evidentemente meno forti di taxisti e farmacisti, hanno deciso di non alzare le serrande dal 27 al 29 dicembre, per protestare contro quella che, secondo tutte le sigle sindacali, sarebbe “una minaccia all’accesso all’informazione”. Nel mirino della categoria c’è il comma 2 dell’articolo 31 della manovra, che prevede la libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali senza contingenti limitazioni territoriali o di altra natura. Per quale motivo la liberalizzazione della vendita di giornali e riviste sarebbe un attentato alla libertà d’informazione? Secondo i rappresentanti di tutte le sigle sindacali il discorso è semplice: “Chiuderanno migliaia di edicole – si legge in una nota – e la sopravvivenza delle altre rimarrà nelle mani non del mercato o del libero incontro tra domanda e offerta, ma dei distributori locali di quotidiani e periodici, circa 100 soggetti privati che operano in regime di monopolio nell’ambito territoriale di competenza che decideranno se la redditività prodotta dalle edicole esistenti è funzionale ai loro interessi aziendali. A loro sarà affidata anche la delicata funzione di valutare l’eventuale accesso delle testate editoriali alla rete di quotidiani e periodici. Si rischia di concentrare la diffusione dell’informazione in capo a soggetti privati, con la conseguenza di dare un colpo mortale alla democrazia nel nostro paese”.
E chi pensasse che la liberalizzazione sia pensata nell’interesse del consumatore, secondo i sindacati di categoria, sbaglia di grosso: “La liberalizzazione – si legge sempre nella nota – colpisce solo i punti vendita non porta alcuna sostanziale apertura di mercato, poiché l’attività di vendita non è un’attività libera ma è fortemente vincolata. Le edicole non possono decidere quale prodotto porre in vendita, il prezzo o le condizioni di commercializzazione, in quanto deve essere assicurata parità di trattamento a tutte le testate e il diritto di ciascuno ad accedere all’offerta editoriale in condizioni di parità”.
Luana Lo Masto