Cessione Gedi, il sottosegretario all’editoria Alberto Barachini ha incontrato il presidente di Antenna, il greco Theodore Kyriakou. L’incontro, tenutosi in videoconferenza, si è incentrato come era ovvio che fosse sulle questioni centrali legate all’acquisizione, da parte del gruppo mediatico ellenico, di Repubblica e delle altre aziende editoriali, dai giornali fino alle radio, contenute nel portafoglio di Gedi. Kyriakou, come ha fatto sapere il dipartimento all’Editoria guidato da Barachini, ha voluto rassicurare tutti. Ha confermato la volontà di voler valorizzare le risorse del gruppo Gedi e di voler investire per restare. Ponendosi il traguardo di valorizzare gli asset, “con una visione solida per il futuro”.
Detta in altri termini, Kyriakou ha assicurato a Barachini che non procederà a piani lacrime e sangue sui livelli occupazionali (che saranno mantenuti). E, cosa di non poco conto dal momento che è diventato un tema centrale nel dibattito sul futuro di Gedi, Antenna s’è impegnata ad affidare la gestione “di eventuali asset” (e quindi non tutti) “a un management italiano e locale”. In pratica, chi amministrerà, per conto dei greci, le sorti di Repubblica sarà italiano. Una risposta a chi, come il vicepremier Antonio Tajani, aveva chiesto che il gruppo restasse in mani, appunto, italiane. E, soprattutto, a chi come il Pd di Elly Schlein aveva addirittura ventilato l’ipotesi di utilizzare la golden power per evitare che Repubblica finisse tra gli asset di un’azienda non italiana.
La trattativa, però, continua. Nei prossimi giorni si attende una svolta. In un senso o nell’altro. Più facile, però, che si concluda “bene” per gli interessi degli Elkann. Ossia con una vendita. A quel punto, con Gedi in mani greche ma con un’amministrazione italiana, dovrebbe aprirsi una fase nuova.







