“Non siamo un bancomat”, la Fnsi replica duro a Fieg

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“Non siamo un bancomat”, la Fnsi replica a muso duro alla richiesta di “responsabilità” avanzate dalla Fieg. Lo scontro tra giornalisti ed editori sul contratto nazionale da rinnovare tra la crisi del settore e quella di una categoria che si impoverisce ogni giorno di più si fa sempre più netto, deciso. Il sindacato dei giornalisti ha ricordato alla controparte datoriale che la responsabilità, i lavoratori, la usano e praticano da un decennio. E che non sono più disposti a ulteriori sacrifici. “Gli editori chiedono ai giornalisti responsabilità. Responsabili lo siamo da dieci anni: tanto è durata la fuga degli editori dai tavoli contrattuali. E da tanto, infatti, è scaduto il contratto senza che noi portassimo la protesta in piazza”.
La Fnsi è infuriata, a dir poco: “Siamo stati talmente responsabili che al tavolo del contratto abbiamo proposto alla delegazione della Fieg di presentare insieme al governo una piattaforma comune per la riforma e il sostegno del settore che contenesse iniziative comuni come il bonus informazione. Un bonus per poter permettere ai cittadini di usufruire di una buona informazione in un’epoca di fake news. Un bonus per far tornare i ricavi nelle aziende. Questa proposta non solo non è stata presa in considerazione, ma è stata accolta con fastidio”.
Ma non è tutto e s’arriva così all’accusa del “bancomat” perché la Fnsi incalza: “Le proposte della Fieg? Solo tagli sul costo del lavoro futuro e presente. Condannando la categoria dei giornalisti a pensioni da fame e indebolendo il loro welfare”. La questione è sul tavolo: “Agli editori interessano soldi per alleggerire il costo del lavoro con i prepensionamenti e sostituire i giornalisti oggi al lavoro con giovani senza diritti, pagati una miseria, e con pensionati. Chiedono poi soldi a fondo perduto, sovvenzioni certe ogni anno per le copie vendute e la distribuzione, ma senza dare nulla in cambio. Tutto questo a discapito della qualità dell’informazione.”
Insomma, c’è una totale idiosincrasia. “Alla Fnsi interessa un’informazione correttamente sostenuta che possa continuare a svolgere con autorevolezza il suo ruolo di bilanciamento democratico del Paese”, fanno sapere ancora i giornalisti. Che incalzano gli editori: “Quelli che chiedono responsabilità ai giornalisti sono gli stessi editori che hanno massacrato il nostro istituto previdenziale, l’Inpgi, con stati di crisi ripetuti, anche quando i bilanci erano floridi, ricattando le redazioni con i licenziamenti collettivi. Dal 2011 ad oggi siamo passati da 19mila giornalisti dipendenti ai 13mila attuali: circa il 30% dei posti di lavoro in meno tenendo conto delle assunzioni dovute per legge”. Il cahier de doléances non è finito qui: “Quanto agli scatti in percentuale si ricorda alla Fieg qui, esattamente come è stato fatto al tavolo, che rappresentano la tutela dell’autonomia professionale di chi, per una ragione o per l’altra, viene penalizzato nei percorsi di carriera da editori e direttori”. E infine: “E a proposito di responsabilità: è responsabile pagare i collaboratori 2-5 euro a pezzo? È responsabile non voler affrontare i temi dell’innovazione tecnologica dell’IA e delle grandi piattaforme? È responsabile il modello di giornali fatti da precari e pensionati per risparmiare sul costo del lavoro? E, ancora, trovata la gabola di una legge di 35 anni fa sulla ricongiunzione contributiva, è responsabile incentivare i colleghi purché escano prima dalle redazioni?”. L’ultimo inciso della nota è amaro: la Fnsi strattona la Fieg: “Gli editori la smettano di usare la categoria come un bancomat”.

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