Barachini, la democrazia e la fiducia nei media da ricostruire

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Barachini ha individuato nella necessità di ricostruire il rapporto di fiducia tra i media e i cittadini una vera e propria emergenza democratica. Ed è più che positivo che il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con delega all’Editoria ne parli, senza infingimenti. Perché se oggi i cittadini ritengono di nutrire sfiducia se non ostilità nei confronti dei giornali e dell’informazione in generale è (anche, se non soprattutto) perché per anni si è fatta una campagna d’odio contro i media. Che, del resto, ha fatto le fortune di alcuni e precisi movimenti politici. Che, con la scusa della democrazia dal basso, hanno assestato un colpo feroce a chi, come appunto i giornali, la democrazia la pratica ogni giorno. E, di sicuro, non certo dall’alto.

Barachini intervenendo alla maratona televisiva di dieci ore in diretta che segna l’avvio della nuova stagione della Radiotelevisione di Stato della Repubblica di San Marino (San marino Rtv), ha pronunciato parole nette che non ammettono fraintendimenti. “Non solo è possibile invertire la tendenza della perdita di fiducia nei media tradizionali, ma è doveroso farlo perché è un trend pericoloso da un punto di vista democratico. Laddove si consuma la fiducia dei cittadini, si consuma la capacità critica e la partecipazione democratica”. Ma non basta: “Si dice che i giornalisti siano gli storici dell’istante: non c’è momento più critico di quello di oggi per raccontare e mettere insieme i pezzi di un mosaico della complessità perché il mondo digitale e quello algoritmico racconta pezzi di verità, e a volte pezzi di non verità, ma condiziona la percezione cognitiva delle persone, e quindi rischia di limare il rapporto non solo tra l’intermediazione giornalistica o l’intermediazione dell’informazione ma fra tutte le intermediazioni, come sta già succedendo in alcuni campi”.

Eccolo, dunque, un altro problema. La digitalizzazione che ha imposto la disintermediazione. Sui social si parla direttamente a un proprio pubblico, dando l’impressione di poter sostituire un vero dibattito pubblico. Un comizio continuativo che non può di certo prendere il posto della riflessione, del dibattito e del confronto davvero democratico. Specialmente negli ambienti digitali dominati dagli Over the Top e in cui chi maneggia l’Ai può davvero fare di tutto: dal rubare “pezzi” altrui a imbrogliare i cittadini. Barachini pertanto, parlando (anche) dei media, ha voluto sottolineare “il lavoro di difesa anche di alcune storture dei sistemi di intelligenza artificiale, che il governo italiano ha fatto con una legge specifica che ha tutelato il copyright ma soprattutto ha introdotto il reato del deepfake sia fondamentale”. Il sottosegretario ha rivendicato: “Siamo il primo Paese ad introdurre questa fattispecie del reato di deepfake, che è nato quasi come un fattore che sembrava ludico in realtà sta minando questo rapporto fiducia tra chi vede, chi ascolta e il contenuto stesso. Se non torniamo alla valutazione concreta di quello che accade, rischiamo di diventare una popolazione sfiduciata nei confronti dell’informazione. E questo ha pesantissime ricadute sulla formazione della coscienza critica e quindi della coscienza democratica. In definitiva, quello che vediamo sulla scarsa partecipazione alle urne è un filo di questo unicum del rapporto tra istituzioni, politica, intermediazione e cittadinanza”.

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