Fnsi replica a Fieg: “Contratto fermo dal 2016 ma incassano milioni…”

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Il dibattito tra Fieg e Fnsi sul rinnovo del contratto continua. Dopo la replica degli editori, che hanno accusato il sindacato dei giornalisti di vivere sostanzialmente nel passato, arriva la controrisposta della Federazione nazionale della Stampa italiana. Che rende pan per focaccia alla Fieg. E tocca un nervo scoperto della vicenda ossia la questione dei contributi. Che, per i giornalisti, deve essere portata al centro del dibattito sul rinnovo contrattuale.

Una lunga nota, un documento fitto di considerazioni e cifre, quello rilasciato nel fine settimana dai giornalisti della Fnsi. Date e dati, numeri e cifre: “Negli ultimi 9 anni gli stipendi degli italiani sono stati erosi dal 19,3% di inflazione certificata dall’Istat. In questi stessi anni diversi contratti di lavoro nazionali sono stati rinnovati: non quello dei giornalisti, fermo al 2016. Gli editori, però, nel frattempo hanno incassato almeno 240 milioni di euro in aiuti dallo Stato e hanno alleggerito le redazioni (meno 15% di giornalisti regolarmente assunti), aumentando il lavoro precario e sottopagato”.

Finita qui? Macché. Le accuse della Fnsi agli editori Fieg sul contratto (e non solo) proseguono: “Un articolo viene retribuito in media 10 euro lordi. Un meccanismo che ha garantito alla stragrande maggioranza degli editori di macinare utili”. Le trattative, rivelano dal sindacato, non nascono mica adesso: “Da 15 mesi la Federazione nazionale della Stampa italiana si sta confrontando con la Federazione Italiana Editori Giornali per rinnovare il contratto nazionale di lavoro giornalistico, chiedendo aumenti dignitosi per il recupero del potere d’acquisto, investimenti sui giovani, linee guida per governare la trasformazione digitale, a partire dall’intelligenza artificiale, idee e progetti per modernizzare l’editoria italiana con l’obiettivo di alzare la qualità del giornalismo e contrastare la disinformazione e le fake news”.

E quindi il riferimento alla Carta: “La Costituzione sancisce il diritto di ogni lavoratore a una giusta retribuzione che, per i giornalisti, è anche una garanzia di libertà e per i lettori una certezza di qualità: solo retribuzioni adeguate possono assicurare un lavoro professionale attento e profondo e, quindi, un’informazione certa e a difesa dei cittadini”. Detto ciò, l’assalto: “Tutto questo non sembra interessare agli editori, più concentrati sul taglio dei costi e sul prossimo giro di valzer per chiedere altri soldi al Governo piuttosto che sulle numerose sfide imposte dalla rivoluzione digitale per cercare, insieme ai giornalisti, la strada per superare una crisi devastante”. Il cahier de doléances è lungo: “Non hanno voluto confrontarsi sull’uso dell’Ai, sul rapporto coi giganti del web che condizionano sempre di più l’informazione (omologandola), sulle prospettive occupazionali, rimandando a chissà quando ogni discussione. Con un evidente problema: rinviare ancora nel caso dell’editoria significa soccombere, portare il settore a morte certa”.

Sul tema dell’accordo ponte, entrato nella vicenda contratto, la Fnsi rigetta le accuse al mittente Fieg: “Ma anche quando si è provato a trattare un accordo ponte solo per il rinnovo economico, lo schema si è ripetuto. Il recupero dell’inflazione è la linea di demarcazione di tutto il mondo del lavoro del nostro paese. L’offerta della Fieg, invece, è di gran lunga inferiore rispetto ai rinnovi contrattuali degli altri lavoratori del nostro paese i cui redditi reali sotto l’impulso delle organizzazioni sindacali si sono rafforzati”. E non finisce qui: “Mentre molte aziende da tempo destrutturano il contratto di lavoro, gli editori al tavolo hanno chiesto per i nuovi assunti un nuovo salario d’ingresso al ribasso. Un ulteriore sconto sulle assunzioni obbligatorie per legge in seguito a prepensionamenti che per gli editori, dal 2022, sono completamente gratuiti: richiesta respinta”.

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