IL PUNTO SUL DL DEL GOVERNO CHE TAGLIA I CONTRIBUTI DIRETTI ALL’EDITORIA MA NON QUELLI INDIRETTI

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È cominciata la discussione alla Camera del decreto legge n. 112/08 (la manovra Tremonti) e, più in particolare, dell’art. 44 che taglia i fondi ai giornali.
In base alla legge n. 67 del 1987, in Italia, l’editoria gode di contributi statali: diretti ed indiretti. La finanziaria 2008, approvata dal governo Prodi, ha stabilito, per il comparto, una cifra pari a 414 mln, molto al di sotto del fabbisogno dell’intero settore, che è stimato in 589 mln ed è ripartito in questo modo: 190 mln per i contributi diretti e 399 mln per agevolazioni postali, elettriche e satellitari. Per i giornali editi da cooperative o per i giornali di partito, che, di solito, hanno pubblicità scarsa, il contributo diretto rappresenta una bella fetta del bilancio. Le agevolazioni postali o di altro genere, invece, riguardano i grandi gruppi editoriali, come il Corriere della Sera o il Sole 24 Ore e rappresentano la più grossa fetta dei contributi.
Il decreto del governo non tocca i contributi indiretti mentre incide pesantemente su quelli diretti. Secondo quanto scritto nell’art. 44, infatti, i nuovi criteri di erogazione dei contributi diretti andranno stabiliti “tenendo conto delle somme complessivamente stanziate nel bilancio dello Stato per il settore dell’editoria, che costituiscono il limite massimo di spesa”. Nel 2008 il limite massimo di spesa è fissato a 414 mln. Di questi: 399 mln sarebbero assorbiti dai grandi gruppi editoriali, attraverso le agevolazioni postali e di credito e solo 15 mln sarebbero destinati ai contributi diretti a fronte di un fabbisogno di 190 mln. Briciole. Che spariranno nel 2009 e 2010. Non più 414 mln ma rispettivamente 387 e 266 mln. In questo caso i giornali di partito o le cooperative non potranno ottenere nulla.
Siamo tutti concordi sull’esigenza di un riordino dei contributi per l’editoria attraverso nuovi criteri di selezione, ma, con le modalità scelte dal governo, si vieta a numerosi piccoli giornali di sopravvivere, a fronte di un mercato pubblicitario completamente spostato verso le tv, cioè Rai e Mediaset.
Fabiana Cammarano

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