Da oggi inizia la cassa integrazione, al 50% per 18 dipendenti della Maggioli Editore, a Santarcangelo di Romagna. «Un fulmine a ciel sereno», secondo alcuni. «Da settimane c’erano voci su possibili tagli, ma nessuno dei cassintegrati a sorpresa era stato messo al corrente della situazione in cui, nel giro di 24 ore, si sarebbe personalmente trovato». Quello che non va giù, tra i dipendenti coinvolti ma anche all’assemblea dei lavoratori (350) della sede di Santarcangelo, oltre alla modalità (l’amministratore delegato, Paolo Maggioli, fa parte del direttivo locale di Conftndustria e, secondo molti, avrebbe dovuto applicare un protocollo più rispettoso delle relazioni sindacali come prevede la stessa associazione) non è la scelta della cassa integrazione, considerata uno strumento valido, se pur doloroso, per recuperare costi da parte dell’azienda, quanto il fatto che invece di applicarla a tutti secondo modalità rotative, come di prassi, è stato scelto di far rimanere a casa a zero ore nove dipendenti adducendo motivazioni, a detta del sindacato e dei lavoratori, contestabili.
La Maggioli spa è una società in buona salute, si occupa di editoria e servizi informatici per la pubblica amministrazione, ha 700 dipendenti, un fatturato intorno ai 60 milioni di euro e un 2011 che ha chiuso con un utile superiore al milione. Quello in sofferenza è il settore della formazione per la pubblica amministrazione e già da un anno 14 persone erano state smistate da questa divisione, che ha chiuso i battenti all’inizio della scorsa estate, ad altre più vitali. Gli impiegati in questione erano già dunque stati riassorbiti in divisioni in continua crescita (ne è la prova che alcuni dipendenti part timo, in queste stesse sezioni, sono stati costretti da poco a tornare a contratti full time per far fronte a una mole di lavoro ingente), e da oggi nove di loro sono invece ritenuti superflui e non rientrano nella rotazione della cassa integrazione, di norma spalmabile su tutto l’esubero.
L’assemblea e il sindacato ritengono che la scelta sia stata fatta «sulla base di criteri personalistici e punitivi» e per venerdì 3 febbraio ha organizzato uno sciopero.






